
Come nelle fiabe, quando il rospo si trasforma in principe. L’isolotto Achilli solo un anno fa era una giungla di rovi e insetti, per raggiungerlo bisognava arrampicarsi con fatica e una volta “in sella” ci si doveva destreggiare tra spine e rampicanti. Oggi il tocco magico della squadra di Nüm del Burgh ha reso questo (si fa per dire) piccolo gioiello un’accogliente “riserva indiana” aperta a tutti: basta chiedere un passaggio in barca a Gino Cassinelli e soci. Per mesi è stato necessario farsi strada con il machete, tagliare erba ed eliminare infestanti, curare il verde e, soprattutto, liberare il fazzoletto di terra dai rifiuti abbandonati da chi riusciva a raggiungerlo in estate per i bivacchi. Sono stati riempiti due camion pieni zeppi di immondizia, un lavoraccio.
Ieri mattina è andato in scena il primo viaggio con aperitivo su uno dei simboli della città del Barbarossa. Una volta che la barca a motore si ferma... all’ingresso, una piccola rampa di scale dà il benvenuto ai visitatori sull’isolotto Rococò, così come è stato ribattezzato: «Sapete perché? - dice Cassinelli -. Perché Enrico Achilli, il vecchio proprietario che qui organizzava anche feste con vere miss, faceva un giornale dove pubblicava quella che chiamava “satira rococò”, dentro c’erano spesso i due leoni del duomo che parlavano tra loro, li aveva chiamati Cinzia e Mustafà». L’Isolotto poi è passato alle famiglie Meani, Piolini, Foresti e Boienti, Nüm del Burgh ha chiesto di poterlo avere in comodato d’uso per “restituirlo” ai lodigiani. Con il patrocinio del Comune e della Familia ludesana.
Subito dopo si accede a un salotto verde, con panchine bio riposabili (sì, proprio così, fatte in legno), un’amaca per schiacciare un pisolino all’ombra e le classiche tepee, le tende indiane. Si scorge la città bassa, ma è come essere a chilometri e chilometri di distanza, le parole vengono quasi risucchiate dallo scroscio delle cascate. Al fianco di Cassinelli c’è Pino Monticelli, insieme a chi ha fatto rinascere l’isolotto: Luciano Cipolla (con la moglie Giulia Cantoni, però assente), Stefano Fabene, Patrizia Beghi. Senza dimenticare il prezioso sponsor, la Bcc Laudense. «Il fiume è una miniera d’oro - commenta Cassinelli - e questo è un gioiello, facciamo vedere, chi lo desidera può contattarci al numero 348-3131816».
Colonne in stile fascista lasciano il passo al frutteto e all’orto creati ad arte, ai fiori e alla zona relax. In un “gabbiotto” è stata riposta tutta l’attrezzatura, anche per le grigliate. Seguendo le indicazioni, e la fantasia di Nüm del Burgh, si può camminare verso il viale dei Bambù o il viale dei Fiori, fino a raggiungere la “tomba” dove sono sepolti i resti del drago Tarantasio. «Abbiamo piantato frutta, kiwi, pere, fichi, cachi, ciliegie e melograni - raccontano -. C’è un generatore di corrente e c’era già il pozzo dell’acqua. Per l’anno prossimo penseremo a creare anche una piccola “spiaggetta”».
C’è tempo per un aperitivo e poi è ora di andare. Un balzo (quasi) leggiadro sulla barca si torna sulla terra ferma. Il motore parte e lo sguardo naufraga verso i tetti delle case e i tre campanili: San Rocco, San Giacomo, la Maddalena, da qui l’acqua sembra quasi lambirli. Gli amici di Num del Burgh restano a salutare su quella striscia che è l’Isolotto, c’è sempre qualche “lavoretto” da completare. Quel genere di “lavoretto” che solo chi ama profondamente il fiume può fare.
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