Crack Cirio, chiesti sei anni di reclusione per Fiorani, Benevento e Sfondrini

Trentadue sono complessivamente le condanne richieste dai pubblici ministeri per il crack dell’industria agroalimentare Cirio. Ecco le richieste sulle quali si dovrà pronunciare la prima sezione penale del Tribunale di Roma: 15 anni di reclusione per Sergio Cragnotti, imputato di bancarotta e come pene accessorie interdizione perpetua dai pubblici uffici, interdizione legale e inabilitazione all’esercizio di un’impresa commerciale o all’assunzione di uffici direttivi per dieci anni. Dodici anni per bancarotta per il genero Filippo Fucile con le medesime pene accessorie.

Otto anni di reclusione ciascuno sono stati chiesti per Andrea ed Elisabetta Cragnotti nonché per gli amministratori delle società che facevano capo alla Cirio, Riccardo Riccardi Bianchini, Ernesto Chiacchierini, Alfredo Gaetani, Paolo Micolini, Ettore Quadrani, Vittorio Romano e Francesco Scornajenchi. Anche per loro è stata chiesta l’interdizione perpetua, legale e l’inabilitazione per dieci anni.

La condanna a sei anni ciascuno di reclusione, con le pene accessorie, è stata chiesta per un altro figlio di Cragnotti, Massimo, per la moglie dell’impreditore Flora Pizzichemi, nonché per un altro gruppo di amministratori delle società: Emma Benedetti, Tomaso Farini, Luis Silva Pontes, Grazia Scartaccini, Lucio Velo, Gianluca Marini, Annunziato Scordo, Francesco Maria Matrone, Francesco Sommaruga, Angelo Fanti, Pietro Celestino Locati, Remo Martinelli, Giampiero Fiorani (già amministratore delegato della Banca Popolare di Lodi), Giovanni Benevento (già presidente della Banca Popolare di Lodi) e Ambrogio Sfondrini (ex direttore della Bpl e per pochi mesi nel board di Cirio).

Per Cesare Geronzi e il funzionario della Banca di Roma Antonio Nottola i pubblici ministeri hanno chiesto 8 anni di reclusione nonché interdizione perpetua dei pubblici uffici, interdizione legale, l’inabilitazione all’esercizio di un’impresa commerciale per dieci anni e incapacità ad esercitare uffici direttivi.

Quattro anni di reclusione poi sono stati chiesti per Michele Casella già funzionario della Banca di Roma che è stato anche inabilitato temporaneamente dai pubblici uffici. Infine i pubblici ministeri hanno chiesto «una sanzione pecuniaria nella misura di 300 quote per la società Dianthus».

Nell’ambito del processo per il crack Cirio è stata chiesta una condanna a sei anni di reclusione per Giampiero Fiorani, Giovanni Benevento e Ambrogio Sfondrini

© RIPRODUZIONE RISERVATA