DEMOGRAFIA Popolazione, crescita agli sgoccioli nel Lodigiano
I modelli Istat indicano dal 2025 l’avvio di una fase di decremento in provincia
A fine decennio la provincia di Lodi avrà una popolazione numericamente del tutto simile all’attuale, che tuttavia cesserà progressivamente di crescere e soprattutto vedrà incrementarsi con decisione la quota di popolazione anziana. È quanto emerge dalle previsioni demografiche dell’Istat relative al decennio 2020-2030. Si tratta di uno studio statistico che ha l’obiettivo di tracciare il probabile futuro della popolazione locale in termini di dimensione totale e di componenti strutturali. Questo genere di prodotto trova impiego tra i policy-maker sia come strumento di conoscenza per valutare le tendenze dell’invecchiamento della popolazione, sia come fonte per sviluppare ulteriori modelli previsivi.
Gli usi possibili delle previsioni sono infatti molteplici e variano dal campo della programmazione sanitaria a quella previdenziale, dallo studio del fabbisogno urbanistico a quello energetico-ambientale, dall’organizzazione delle strutture scolastiche alla rete dei trasporti.
Gli anni del Covid
Se i dati definitivi relativi alla popolazione lodigiana a fine 2020 – comunicati in questi giorni dall’istituto di statistica – indicano in 227.343 i residenti in provincia al 31 dicembre dello scorso anno, le previsioni relative a fine 2021 – elaborate su dati parziali e su una serie di modelli statistici – prevedono una flessione di un migliaio di unità (226.180), con una componente femminile ancora lievemente maggioritaria (50,6%), una quota di under 14 pari al 13,5%, di gran lunga inferiore alla percentuale di over 64 (21,9%). Nel mezzo il 64,6% di popolazione cosiddetta attiva, cioè compresa nella fascia 15-64 anni. In valori assoluti, i minori di 14 anni sono conteggiati in 30.580, mentre nella fascia “anziana” sono comprese 49.601 persone.
Tendenze
Se diamo un’occhiata agli scenari di fine decennio, analizzando le previsioni demografiche dell’Istat per il 2030, troviamo una popolazione stimata come assai lievemente superiore (226.237 unità), ma in flessione rispetto al massimo del periodo toccato nel 2025 (226.499): secondo l’Istat proprio da quell’anno inizierà una fase di lenta decrescita che continuerà – sia pur in termini di semplici decimali – per tutto il quinquennio successivo.
Giovani e vecchi
Nel decennio 2020-2030 si assisterà a un progressivo trasferimento di popolazione dalla fascia dei più giovani a quella dei più “maturi”. Se nel 2020 gli under 14 erano il 13,7% dei residenti, nel 2025 saranno il 12,5% e nel 2020 l’11,6%. Di contro gli over 64 passeranno dal 21,9% rispettivamente al 23,1% e al 25,0%. Di fatto un lodigiano su quattro avrà dai 65 anni in su, con un incremento nel decennio del 14%: in soldoni a fine decennio i cosiddetti “anziani” saranno oltre 56mila, 7mila in più di oggi. Gli under 14 perderanno invece oltre 4mila unità, con una flessione a sua volta misurabile nel 14%. La combinazione di queste due tendenze opposte comporterà un incremento dell’età media della popolazione che passerà da 45,2 anni a 46,9. Quanto alla fascia attiva, resterà sostanzialmente stabile fino al 2025, per poi accusare una flessione di due punti percentuali (dal 64,5% al 63,3%) negli ultimi cinque anni del periodo.
Natalità e migrazioni
Abbastanza sorprendentemente, le previsioni Istat indicano al rialzo il tasso di natalità, che dall’attuale 7 per mille dovrebbe passare al 7,7 entro i prossimi nove anni (complice l’invecchiamento, crescerà anche il tasso di mortalità, dal 10,8 al 12,1 per mille). Quanto ai flussi migratori, quelli dall’estero andranno affievolendosi nella seconda metà del decennio, mentre quelli interni riguarderanno sempre più i trasferimenti da altri comuni lombardi e sempre meno da centri di altre regioni.
Con le dovute cautele
L’Istat stesso precisa che i dati dello studio previsionale, soprattutto nel lungo termine, vanno trattati con estrema cautela. Le previsioni demografiche divengono, infatti, tanto più incerte quanto più ci si allontana dalla base di partenza, in particolar modo in piccole realtà geografiche. Va anche sottolineato che le previsioni demografiche rappresentano un esercizio di tipo what-if. Sono cioè elaborazioni nelle quali i calcoli effettuati mostrano una particolare evoluzione della popolazione che è frutto delle specifiche ipotesi adottate riguardo al comportamento demografico. Poiché tuttavia alcuni trend, come quello relativo all’invecchiamento della popolazione, sono già in atto da tempo è probabile che si consolidino, rendendo perciò le previsioni maggiormente attendibili. Per il resto non resta che aspettare.
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