Depuratore, prima inchiesta finita in nulla

«Violazioni amministrative già segnalate alla Provincia»

L’esposto dell’agricoltore Pietro Zanaboni, che per la prima volta nel 1985 aveva informato l’autorità giudiziaria dell'inquinamento della Molina, non foss’altro perché lo sporco finiva nei suoi campi, in cui tuttora lavora, già negli anni passati era diventato oggetto di un fascicolo d’indagine della procura della Repubblica di Lodi. «Nel quale però - ricordano ora fonti investigative - erano emerse solamente ipotesi di violazioni amministrative riguardo al depuratore. Quelle violazioni erano state puntualmente segnalate al settore ambiente della Provincia di Lodi, sotto la guida del dirigente Claudio Samarati, ma risulta non fosse seguita alcuna sanzione». Solo una coincidenza, invece, il fatto che pochi giorni dopo essere stato scarcerato per “Rifiutopoli” lo stesso Samarati fosse stato visto per strada prendere sottobraccio Antonio Redondi, che ora come presidente di Sal ha dovuto essere indagato per il presunto malfunzionamento del depuratore. «Il problema - prosegue l’investigatore - è che i dirigenti che devono applicare le sanzioni amministrative dipendono dalla politica, da quella stessa politica che nomina i vertici delle società pubbliche cui appartengono, ad esempio, i depuratori. Per questo le indagini vanno avanti solo se la magistratura, come in questo caso, ci crede, e se intervengono organismi indipendenti dalle logiche locali come la Forestale. E non si creda che dopo le inchieste sulla Pantaeco non ci siano state pressioni “politiche”».

Di fondo, c’è il “giallo” delle analisi: all'Ufficio d’ambito, ex Aato, risulta che i dati forniti da Sal alla Provincia e all'Arpa riguardo all'efficienza del depuratore fossero sempre stati entro i limiti di legge. E addirittura il report regionale «Relazione controlli anno 2010, dati e valutazioni relative ai controlli effettuati sugli impianti di depurazione dai Dipartimenti Arpa e dagli enti gestori» definisce “conformi ai parametri di Tabella 2 dell’allegato 5 alla parte terza del D.lgs. 152/2006” non solo il depuratore fognario di Lodi, ma tutti quelli della provincia.

«Noi di Arpa abbiamo accesso ai dati degli auto-controlli effettuati da chi gestisce il depuratore ed effettuiamo inoltre 3 o 4 controlli annui, per l’impianto di Lodi - spiega il dirigente dell'Arpa di Lodi Walter Di Rocco. Qualche dato in superamento l'avevamo registrato, ad esempio nel 2011 quando era stato disattivato l’impianto di disinfezione a ultravioletti, per motivi tecnici, e si era fatto ricorso all’acido peracetico. C’erano troppi batteri, in quel momento. Ma tutti i depuratori possono dare saltuariamente valori fuori norma. Il nodo dell’inchiesta, a quanto sappiamo, non sono i valori rilevati attraverso analisi delegate anche a noi, ma gli ulteriori riscontri fatti dalla Forestale dal 2009 a questi giorni».

Solamente oggi i legali di Carlo Locatelli, il direttore generale di Sal coindagato con il presidente, decideranno se ricorrere al Riesame per chiedere il dissequestro dell'impianto. E domani, a 5 giorni dal provvedimento che per primo aveva richiesto il pm Giovanni Benelli e che ha eseguito il gip Andrea Pirola, potrebbero provare a chiarire l'accaduto anche i vertici di Sal.

Carlo Catena

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