Don Barbesta, il prete dei poveri sempre dalla parte degli ultimi
IL LIBRO Presentato il volume che racconta la vita e le opere del sacerdote lodigiano originario di Graffignana, fondatore dei Lavoratori Credenti
Tutte le copie stampate sono già state vendute, e le prenotazioni per organizzare nella propria città o paese la presentazione del volume sono già arrivate a otto. Numeri da tutto esaurito per il libro dedicato a don Peppino Barbesta “Ciau, bel umòn! Don Peppino Barbesta, prete dei poveri, parroco del mondo” di Ferruccio Pallavera presentato ieri nel tardo pomeriggio al
collegio vescovile di via Legnano a Lodi. E, anche in questo caso, la presenza di pubblico si è rivelata un record, arrivando a sfiorare le 150 persone in sala, tutte desiderose di assistere alla prima del libro che, oltre alla parte scritta da Pallavera, si arricchisce di 61 originali racconti riguardanti la figura del prete nativo di Graffignana. L’appuntamento, introdotto dal direttore de «il Cittadino» Lorenzo Rinaldi, ha visto la partecipazione di Mario Uccellini, presidente Lavoratori Credenti, promotore di questa iniziativa editoriale. «Ciau bel umon è il saluto che don Peppino usava rivolgere a tutti - ha raccontato Uccellini, che ha ringraziato per il supporto la Fondazione Banca Popolare di Lodi e Umberto Cremascoli, lavoratore credente della prima ora -. Un libro che parla di don Peppino, ma al tempo stesso è storia del nostro territorio, delle sue vicende sociali, politiche e di chiesa, ricordandone le evoluzioni, la solidarietà dispiegate in Italia e nel mondo, la generosa risposta delle nostre comunità agli appelli che i lavoratori credenti hanno lanciato in questi 50 anni». Tra i relatori presente anche il vescovo Maurizio: «Don Barbesta aveva uno spirito indomabile che lo rendeva frutto buono della sapienza che insegna la via per la saggezza e la prudenza. Fondando i Lavoratori Credenti aveva l’intento di tornare a fare sentire la voce dei cattolici. Sotto la sua guida essi presero parte a vertenze sindacali apertesi nel Basso Lodigiano, dando vita a un forte gruppo che sarebbe stato in grado di organizzare grandi imprese in nome della solidarietà, come quelle in Friuli, in Polonia e nell’Est Europa».
Prima di dare parola all’autore Pallavera, è intervenuto anche Duccio Castellotti, presidente Fondazione Bpl e autore di uno dei racconti: «Il messaggio che ci lascia don Peppino è quello di approfondire e conoscere. È stato un prete visionario e profetico. Ritrovarlo in queste pagine aiuta a riscoprire il valore dell’uomo e dell’umano». La chiusura è stata affidata all’autore del volume, Pallavera, il quale ha ricordato come don Peppino lo invitasse sempre ai suoi viaggi solidali: «Ma non ci sono mai andato. Avevo un debito nei suoi confronti, spero d’averlo saldato con questo libro, per il quale ringrazio i familiari e quanti hanno contribuito alla sua stesura, e mi scuso per gli aneddoti che non hanno trovato spazio al suo interno, ma raccontare appieno ciò che è stato don Peppino senza trasformare il libro in una voluminosa enciclopedia sarebbe stato impossibile». (ha collaborato Federico Dovera)
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