Una trentacinquenne di San Colombano al Lambro, italiana, ha denunciato di essere stata costretta a subire un rapporto sessuale dal suo datore di lavoro, l’egiziano A.K.B.R., 25 anni, residente in un paese della provincia di Lodi, quando, una sera, si erano trovati da soli per ultimare le pulizie di una palestra comunale in un piccolo centro del Lodigiano. L’episodio risale al 2009 e lo straniero, che era incensurato, era stato denunciato a piede libero per l’ipotesi di reato di violenza carnale. Difeso dall’avvocato Kati Scala di Codogno, si è sempre professato innocente e non ha voluto accedere a riti alternativi, con sconto di pena, in udienza preliminare. Ieri Il processo sarebbe dovuto entrare nel vivo, innanzi al tribunale di Lodi in composizione collegiale, con la deposizione della vittima, che si è anche costituita parte civile, difesa dall’avvocato Manuela Minojetti di Lodi: punta a un risarcimento dei pesanti danni morali causati dal grave episodio. Un fatto che, come quasi sempre avviene per accuse simili, non aveva avuto testimoni diretti: l’esito del processo dipenderà anche dalla credibilità delle due versioni. La denuncia della donna appariva ricca di particolari, il datore di lavoro invece, ha sempre escluso che l’incontro fosse avvenuto. L’udienza però è stata rinviata all’autunno a causa dell’assenza di un giudice per malattia.
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