Droga e frasi su nazismo e “no vax”: un 19enne lodigiano va a processo

Il giovane è sotto inchiesta anche a Torino per le minacce a Draghi

Si è aperto il processo a carico del 19enne, residente nel Basso Lodigiano, che era finito sotto indagine da parte della polizia postale e della Digos a partire dal 2021 perché secondo l’accusa partecipava a due gruppi di discussione su Telegram intitolati “Fratellanza di Thule” e “Il mio onore si chiama lealtà”; quest’ultimo era anche il motto delle Ss naziste. Il giovane rischia una condanna molto pesante anche perché durante la perquisizione gli era stata trovata in casa qualche decina di grammi di hascisc, e quindi era stato denunciato anche per spaccio. Ipotesi che il difensore Leonardo Minoia smentisce categoricamente, ritenendo che si trattasse di una “scorta” per uso personale, anche perché l’indagine era nata da tutt’altro e non c’era nessuna evidenza che il ragazzo, incensurato, vendesse sostanze ad altri.

Il reato principale che gli viene contestato è quello di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa, che è punito con la reclusione fino a un anno e sei mesi, pena che può arrivare fino a sei anni se nel parlare o nello scrivere si nega l’esistenza dell’Olocausto, la persecuzione degli ebrei nella seconda guerra mondiale.

Il giovane ha optato per la “messa alla prova”: con il difensore che sta concordando un programma con l’Ufficio esecuzione penale esterna che richiederà all’imputato un impegno di diversi mesi in servizi di pubblica utilità e che, se il programma sarà rispettato, porterà all’estinzione del reato.

Le perquisizioni si erano svolte anche nelle province di Torino, Brscia, Brindisi, Rieti, e Aalen (Germania), dove abitava il fondatore dei due gruppi. Le perquisizioni erano scattate nel marzo dello scorso anno ed era emerso che i presunti simpatizzanti del nazifascismo erano anche apertamente contrari alle vaccinazioni obbligatorie contro il Covid. Il 19enne è anche sotto inchiesta a Torino per frasi minacciose contro l’allora premier Mario Draghi.

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