Due settimane di indagini in silenzio
Si raccoglie ogni indizio per trovare i killer del carabiniere
In centinaia hanno lavorato al sabato e alla domenica, hanno acquisito centinaia di tracce telefoniche e di filmati, hanno fotografato persone sul luogo del delitto e probabilmente persino ai funerali, prelevato dna, perquisito pregiudicati, schedato clienti dei bar e ricostruito le traiettorie dei proiettili. E sicuramente hanno già fatto proprie tutte le ipotesi che qualsiasi lodigiano ha avanzato dopo un fatto che porta chiunque a provare a dare una spiegazione. Ma gli investigatori che da sue settimane sono al lavoro sull'omicidio del carabiniere di quartiere Giovanni Sali e la procura della Repubblica che li coordina non rompono ancora la linea del silenzio imposta dalla delicatezza del caso.
Un lavoro investigativo che sembra davvero in tutte le direzioni, perché quanto accaduto appare anomalo: un carabiniere di quartiere vigila ma non appare certo come un investigatore che dà fastidio ai boss, la Maddalena non è né un quartiere di Palermo nè l’Afghanistan, e la vittima non era certo uno sprovveduto nell'uso delle armi nè carente di prestanza fisica.
Due settimane fa, sabato 3 novembre, pochi minuti prima delle 17.40, tre spari hanno squarciato il silenzio di via del Tempio mentre era appena iniziata la Messa. Nessuno avrebbe notato persone sospette fuggire dalla zona. E nessuno riesce a immaginare con immediatezza un movente. L'unica certezza è la ferocia delle mani assassine e la capacità di usare un’arma pesante come la semiautomatica del carabiniere che si ritiene sia stata usata per togliergli la vita sparandogli due colpi nel torace. Probabilmente Sali, che già altre due o tre volte era passato in via del Tempio quel pomeriggio, stava annotando qualcosa quando una persona l'ha bloccato alle spalle e il killer, forse puntandogli lui una pistola, oppure affiancato da un terzo complice armato, è riuscito a prendergli l’arma e girarla contro il militare. Oppure una persona sola, spietata e magari anche sotto l’effetto di stupefacenti l'ha affrontato di petto ed è riuscita, complice l’effetto sorpresa, a sopraffarlo, perché un tutore della legge non può sparare d’istinto.
Soltanto ipotesi, sicuramente gli esperti dei reparti speciali dei carabinieri ne hanno altrettante e ancora più imprevedibili e soprattutto seguono piste investigative indirizzate da quanto finora emerso, o non emerso, dalla scena del crimine. C’è anche il rischio che l’indagine scientifica con le sue certezze faccia passare in secondo piano l'attività investigativa tradizionale, e che quest’ultima sia ostacolata da un clima di omertà che più di un procuratore di Lodi, in epoche diverse, ha constatato.
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