A pochi passi dalla roggia Molina, una fessura nel campo dall’odore maleodorante, il signor Pietro Zanaboni guarda incuriosito gli agenti della Forestale che vanno e vengono dal depuratore. Nessuno lo ha avvisato della maxi operazione, eppure questo agricoltore che non ci tiene a mettersi in mostra è, in un certo senso, l’origine di tutto: le indagini disposte in passato per accertare un possibile inquinamento dovuto allo scarico abusivo di reflui fognari nel corso d’acqua, sono partite subito dopo la sua denuncia.
Non solo: la sua prima segnalazione risale al 1985 all’amministrazione di Andrea Cancellato, ma poi, ad ogni cambio di giunta, il signor Zanaboni ha sempre fatto presente con pazienza l’incuria della zona.
«È da quasi trent’anni che segnalo agli organi competenti e a chi dovrebbe tutelare l’ambiente che qualcosa non va - racconta -, non dimentichiamoci che quest’area fa parte anche del Parco Adda Sud. Gli scarichi fognari non sono allacciati al depuratore e si crea una situazione di degrado». La puzza persistente è solo uno dei problemi: «Quando piove, l’acqua esonda sui miei terreni e provoca danni alle culture». Ed è anche per questo motivo che l’agricoltore si è lanciato in una battaglia legale: il primo processo civile dedicato alla roggia Molina si è celebrato a giugno dello scorso anno, Zanaboni ha chiesto al comune di Lodi e all’Astem 1milione 800mila euro di danni per l’inquinamento del corso d’acqua che invade i suoi appezzamenti. Qualche volta in quei campi è capitato persino di trovare assorbenti, lattine di birra e pacchetti di sigarette, la brutta sorpresa lasciata dalle esondazioni. «Questa situazione è sempre esistita - precisa Zanaboni -, si è aggravata per l’assenza di manutenzione e di bonifica. Spero di ottenere l’indennizzo per i danni subiti e la bonifica dell’alveo».
Il suo legale, Francesco Borasi, ritiene che l’intervento che ha posto sotto sequestro preventivo il depuratore della città del Barbarossa possa essere utile anche sotto l’aspetto civile: «Si tratta certamente di due procedimenti indipendenti che nascono da una situazione comune - afferma -, il fatto oggettivo è lo stesso, due le iniziative giudiziarie, quella penale dopo tanto tempo inizia a muoversi e quella civile già avviata». Tra pochi giorni ci sarà la prossima udienza, in particolare «si deciderà o meno se ammettere le prove da noi richieste».
L’avvocato esaminerà tutti gli aspetti della vicenda ma è sicuro che, nel momento in cui dovesse aprirsi il procedimento penale, Zanaboni si costituirà parte civile: «Ci costituiremo parte civile e chiederemo i danni - sottolinea Borasi -, danni di cui l’agricoltore si è sempre lamentato e che ha documentato in maniera inequivocabile. Siamo particolarmente contenti dell’operazione, di cui non eravamo a conoscenza, faremo tutte le valutazioni del caso e se ci sarà un rinvio a giudizio potremo vedere gli atti per poi costituirci parte civile. Non vogliamo solo il risarcimento dei anni - conclude il legale - ma desideriamo che una vera e propria vergogna per una città nobile come Lodi venga tolta. Zanaboni ha dimostrato più volte di essere una persona “a modo” e paziente, non ha mai presentato le sue istanze in modo aggressivo ma si è sempre affidato alla legge».
Sulla soglia di casa Zanaboni sospira, dopo una mattinata all’insegna del trambusto, tra giornalisti e fotografi alla porta e il continuo viavai delle macchine della Forestale. «Si solleverà un po’ di polverone - dice -, vedremo che cosa succederà. Vorrei che tutta questa storia finalmente finisse».
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