ECONOMIA La lodigiana Chiara Scotti vice direttore generale della Banca d’Italia

La 48enne economista era vice presidente senior e direttore di ricerca della Federal Reserve a Dallas

Donna in carriera, ma anche moglie e mamma attenta alle esigenze delle figlie, l’economista lodigiana Chiara Scotti è stata nominata vice direttore generale della Banca d’Italia. Torna dunque “a casa” la 48enne originaria del nostro territorio ma che da oltre vent’anni risiedeva negli Stati Uniti, dove è arrivata a lavorare come vice presidente senior e direttore di ricerca della Federal Reserve di Dallas.
Succede, in un “risiko di nomime”, a Piero Cipollone, entrato nel board della Banca centrale europea al posto di Fabio Panetta, dallo scorso novembre governatore della Banca d’Italia che ha appunto proposto il nome a sorpresa di Chiara Scotti per dare un segnale di discontinuità pescando un’eccellenza fuori dai nostri confini.

Scotti si è laureata alla Bocconi e ha conseguito un master e un dottorato di ricerca in economia all’università della Pensilvania. Ha lavorato per due anni come analista di Credit Suiss First a fine anni Novanta e poi ha continuato la carriera all’estero - in particolare occupandosi di politica monetaria delle banche centrali e suoi effetti sui cicli economici - approdando anche al ruolo di vicedirettore associato della divisione per la stabilità finanziaria del consiglio dei governatori della Fed a Washington, prima di diventare come detto vice president senior e direttore di ricerca sempre della Fed a Dallas.
Carriera, ma anche attenzione ala famiglia, si diceva: «Ho avuto la mia prima figlia durante il dottorato: molti professori erano scettici, ma mi ha aiutato a stabilire le mie priorità e diventare molto efficiente nel mio lavoro – ha raccontato in una recente intervista al “Cittadino” –. All’inizio però è stato difficile: quando sono entrata alla Fed, dopo il dottorato, la maternità pagata non esisteva, mi sono presa tre mesi prima di ricominciare. Entrambe le mie figlie hanno frequentato il nido e io piano piano sono riuscita, facendo vedere quello che valevo, a ritagliarmi i miei spazi per essere mamma. Mi sono sempre imposta di essere a casa per le 17.30/18 per passare del tempo con la mia famiglia, continuando poi il lavoro alla sera; in Fed si lavora molto, ma quello che interessa è l’output, cioè quello che produci, oltre alla capacità di saperlo presentare bene, non l’input di ore che ci metti; per questo sono ancora alla Fed dopo 18 anni».
Ora si aprono una nuova sfida e nuovi orizzonti, alla Banca d’Italia. La nomina, formalizzata dal consiglio superiore su proposta del governatore, dovrà essere approvata dal governo e infine oggetto di un decreto del presidente della Repubblica.

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