ECONOMIA Saldo negativo delle imprese artigiane: meno 323
Erano 5.190 nel secondo trimestre 2019, ora sono 4.827
Erano 5.190 nel secondo trimestre 2019, ora sono 4.827, il 6% in meno. L’artigianato lodigiano ha perso 323 imprese in tre anni, rispetto cioè all’era pre-covid con la quale si sta misurando l’economia nazionale. I dati sono quelli certificati dal Registro delle Imprese e si riferiscono alle attività in corso, dunque alle “imprese attive”.
Il calo più consistente si è avuto nel settore delle costruzioni, in particolare alle voci “lavori di costruzioni specializzati” (dalle 1.956 imprese del secondo trimestre 2019 si è passati alle 1.846 del secondo trimestre 2022) e “costruzioni di edifici” (da 424 a 333). Altri decrementi significativi si sono registrati nei comparti della fabbricazione di prodotti in metallo (da 253 a 233) e di prodotti in legno (da 70 a 60). Più contenuto il calo nelle attività di servizi di ristorazione (da 127 a 122) e nel settore delle confezioni di abbigliamento (da 51 a 44).
Nell’intera Lombardia le imprese artigiane, sempre nel periodo preso in considerazione, sono diminuite di 5.159 unità: da 242.954 a 237.795. Significa che il decremento percentuale dell’artigianato lombardo nel suo insieme, equivalente al 2,1%, è risultato inferiore rispetto quello registrato dall’artigianato lodigiano.
«Sono dati che non mi sorprendono – commenta Mauro Sangalli , segretario generale dell’Unione artigiani di Lodi -: nel 2008, alla vigilia della crisi globale dell’economia si contavano 6.338 imprese attive: da allora c’è stato un lento ma costante declino. Tra aperture e cessazioni, il saldo è di -1.500 imprese. Per quanto riguarda le costruzioni, se da un lato i bonus sono stati la misura forte per far ripartire il comparto, fermo dal 2007, dall’altro è successo che la stessa misura nel suo sviluppo ha trovato vari incagli soprattutto burocratici e finanziari ed ha finito per ostacolare se non per bloccare la filiera».
I costi dell’energia e delle materie prime, l’inflazione all’8 per cento. Nel quadro generale, osserva Sangalli, occorre mettere in conto le incertezze sul futuro. «Le piccole e medie imprese hanno bisogno di accedere più agevolmente al credito, ma mi sembra che l’aggregazione delle banche stia portando ad una minore attenzione al piccolo. A livello locale sarà molto importante la definizione in Provincia del piano territoriale, è anche lì che si giocherà il futuro delle attività produttive».
Coinvolgere le amministrazioni: il tema è centrale anche per Confartigianato Imprese Lodi. «La performance dell’artigianato lodigiano in questi tre anni è una delle peggiori della Lombardia – osserva il segretario generale Vittorio Boselli - ma più che con un numero anomalo di cessazioni si spiega con un forte rallentamento delle start-up, frenate dalla pandemia. Il Covid ha rappresentato un deterrente molto forte da questo punto di vista. Come Confartigianato siamo da sempre dell’idea che l’intero sistema territoriale debba saper creare un ambiente favorevole all’impresa e che gli enti locali possano fare molto. Ad esempio nel contrasto alle attività abusive e sommerse, nel perseguire politiche di contenimento delle tasse locali, nel programmare interventi pluriennali e strutturali sulle aree produttive che hanno bisogno di riqualificazioni, nel pensare agli appalti pubblici in un ottica di promozione delle imprese del territorio. In questa prospettiva credo che la ripresa delle attività del tavolo dell’economia in Broletto possa essere d’aiuto».
Nel mondo che è cambiato, e che non si ferma, promuovere le attività artigianali nelle scuole, dice Boselli, sarà sempre più importante: «Il tema del lavoro manuale in ottica moderna è per noi centrale. In autunno riprenderemo nelle scuole medie del territorio l’iniziativa “Indovinare la vita”, quaranta maestri artigiani terranno laboratori per oltre mille ragazzi».
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