Emergenza carceri, la consigliera Baffi: «Servono più risorse per aiutare i detenuti a reinserirsi nella società e lavorare»

L’esponente di Fratelli d’Italia ha firmato un ordine del giorno presentato in consiglio regionale

«Più risorse per aiutare i detenuti a reinserirsi nella società e lavorare. E una formazione specifica per gli agenti della polizia penitenziaria». È la richiesta avanzata dalla consigliera regionale Patrizia Baffi al governatore lombardo Attilio Fontana sull’emergenza carceri. L’esponente di Fratelli d’Italia ha annunciato di aver firmato un ordine del giorno per portare un contributo concreto e migliorativo ad una situazione che da troppi anni presenta forti criticità

«Quello dei giovani e dei minori è un aspetto prioritario – dichiara Patrizia Baffi -, perché soprattutto i detenuti più giovani devono vedersi garantita la funzione rieducativa e di reinserimento della pena, valore fondante di un sistema carcerario sano che troppo spesso si fatica a realizzare a causa di noti fenomeni quali il sovraffollamento delle carceri, le precarie condizioni di vita, il sottodimensionamento dell’organico della polizia penitenziaria. A fronte di una certezza della pena che deve essere valore altrettanto basilare, è importante che soprattutto i detenuti più giovani, che secondo i dati dipartimento per la giustizia minorile e di comunità del ministero della Giustizia sono in aumento nella fascia 18-25, possano vivere davvero il carcere come luogo di riabilitazione alla vita e non come contesto di ulteriore emarginazione. In questo senso non manca l’impegno del Governo, che al tema carceri sta dedicando un’attenzione che mancava da troppo tempo, e di Regione Lombardia, che negli anni ha avviato e accompagnato percorsi concreti ed efficaci nel segno della rieducazione e del reinserimento. È un impegno che deve essere confermato, rilanciato e rafforzato, come abbiamo chiesto con questo odg».

La consigliera regionale del Lodigiano chiede inoltre attenzione al lavoro degli agenti di polizia penitenziaria: «Svolgono un’attività altamente usurante così come economicamente poco accattivante. È necessario sostenerli sia in termini sostanziali, per esempio attraverso soluzioni abitative dedicate, sia in termini di formazione, per fornire loro più strumenti per gestire e affrontare le complesse dinamiche carcerarie anche e soprattutto per quanto riguarda i giovani detenuti».

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