Dopo quello del 2008 spunta un nuovo ricorso al Tar sul caso delle ex Officine Adda. A presentarlo contro il comune di Lodi è stata ancora una volta la Nadir Immobiliare, società della Banca Popolare di Lodi-Banco Popolare, proprietaria dei 34.650 metri quadrati edificabili di viale Pavia. Il nuovo ricorso al Tar, che viene definito da fonti bancarie un «atto dovuto a tutela della società», prende le mosse dal Piano di governo del territorio approvato dal Comune. In particolare la Nadir ha impugnato presso il Tribunale amministrativo regionale la decisione del Broletto di rigettare le osservazioni al Pgt della Nadir stessa.
Il secondo ricorso amministrativo non dovrebbe pregiudicare la ricerca di un accordo tra Nadir e Comune sulla riqualificazione a uso residenziale-commerciale-direzionale delle ex Officine. Nel momento in cui l’intesa sarà raggiunta, la Nadir dovrebbe infatti ritirare i due ricorsi. Non a caso ieri fonti del Comune hanno specificato che «il ricorso è una naturale conseguenza di quello precedente e coerentemente l’amministrazione comunale si è costituita in giudizio, ma ciò non preclude lo sviluppo del confronto in corso tra Comune e proprietà dell’area per la definizione dell’intervento di riqualificazione, nell’ambito di un dialogo costruttivo finalizzato a individuare le soluzioni più appropriate». Al di là delle prese di posizione istituzionale, i due ricorsi rimangono sul tavolo e non è certo che la trattativa fra Comune e Nadir trovi una soluzione felice in tempi brevi.
Per comprendere la complessità della partita (sul piatto c’è un investimento della banca di svariate decine di milioni di euro) occorre fare un passo indietro. Nel 2004 l’Accordo quadro sul trasferimento della Abb dall’area delle vecchie Officine di viale Pavia alla zona di San Grato prevedeva un indice di edificazione sulle ex Officine pari a 3 metri cubi su metro quadro, per un totale di 150mila metri cubi edificabili. Nel 2008 il Comune ha approvato un Documento di inquadramento che disciplina il recupero di alcune importanti aree della città, tra cui quella delle ex Officine: in questo caso l’indice di edificazione scende a 1,8-2,1 metri cubi su metro quadro (73mila metri cubi edificabili). Proprio contro quest’ultima decisione la Nadir ha presentato nel 2008 il primo ricorso al Tribunale amministrativo.
A distanza di tre anni arriva ora il secondo ricorso al giudice amministrativo. Nel mezzo un lungo confronto tra la Nadir e il Comune alla ricerca di un accordo. Costruire sulle ex Officine secondo gli indici stabiliti dal Documento di inquadramento del 2008 sarebbe un rischio per la Nadir, che da un lato deve rientrare del costo dell’acquisto dell’area e dall’altro deve proporre alla proprietà (in definitiva alla banca) un investimento economicamente profittevole.
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