Famiglia Nuova, una “sfida” lunga 40 anni
Dall’intuizione di don Leandro Rossi la nascita della cooperativa in prima linea nel sociale
«Sono entrata in questo mondo con diffidenza. Avevo paura. Quando ho conosciuto le persone, è cambiato tutto». Mariarosa Devecchi è presidente della cooperativa Famiglia Nuova, fondata quarant’anni fa da don Leandro Rossi. Lui era nato a Guardamiglio nel 1933, laureato in Diritto canonico e in Teologia morale, docente al Seminario di Lodi e al Pime di Milano, parroco al Tormo. A Cadilana nel Natale 1977 accolse il primo tossicodipendente. Si spense nel 2003 a Crespiatica, in una delle comunità da lui fondate.
«Don Leandro era mio insegnante di religione in prima superiore – ricorda Mariarosa -. Ai miei occhi un prete speciale: nel 1969 parlava di responsabilità personale, autocoscienza, affettività, pace. Poi negli anni l’ho perso. Nei primi anni Ottanta Lodi visse come una spaccatura l’apertura della prima comunità disabili a Campo Marte. Io andavo a fare gli gnocchi il giovedì, da volontaria. È stato un nuovo incontro: ho capito di avere la sua stessa visione della vita».
Dopo la chiusura delle scuole speciali per i disabili, Devecchi aveva lavorato a Villa Igea, era stata volontaria al Mosaico. Aveva competenze educative e giuridiche. A settembre 1992, una telefonata: «Mi dicono che ho bisogno di lei», le aveva detto la voce di don Leandro. «La Confcooperative gli aveva dato il mio nome, dato che lui aveva affidato la contabilità ad ex tossicodipendenti che in quel momento non avevano competenze – ricorda Mariarosa -. Sono andata nel suo ufficio. Io con paura, lui con titubanza. È iniziato un lunghissimo rapporto».
Eppure un giorno lei gli aveva detto: «Guardi che con i tossicodipendenti io non voglio avere niente a che fare». Lui invece, «mi chiamava “carabiniere” perché controllavo tutto, insieme a Grazia, che è ragioniera e avevo voluto con me. Con pazienza abbiamo riordinato i primi bilanci. La fiducia di don Leandro – rivela – si è smossa quando ho rendicontato la ristrutturazione di una comunità e il Ministero aveva liquidato. Allora mi è arrivata un’altra telefonata: “Volevo dirti che avevi ragione”». Oggi che Famiglia Nuova ha quarant’anni, il doposcuola “Il Ponte” si svolge all’oratorio dell’Addolorata, gli asili nido funzionano a Montanaso e alla Bpl anche con la scuola materna; e poi ci sono la comunità educativa minori Casa Oceano, la casa alloggio I Tulipani, Casa Eg per l’autonomia minori, la residenza terapeutico riabilitativa e tante altre realtà che vanno anche oltre il Lodigiano. Sempre un passo avanti. Basti citare la nuova frontiera su cui Famiglia Nuova è impegnata: il disagio psichico legato alle migrazioni. «A Perugia la prefettura ci ha incaricato dello Sprar Disagio Mentale – dichiara Devecchi -. Altri ambiti su cui non molliamo sono l’housing, il lavoro con persone svantaggiate, il disagio minori. Crediamo molto nella partecipazione della comunità. Siamo tra i soci fondatori della Fondazione Casa della Comunità. Speriamo che il seme venga coltivato e fatto crescere».
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