«Farai la fine di Giulia Cecchettin»: dopo le minacce scatta il codice rosso per il marito

Papà di 4 figli rischia il carcere, la moglie in aula chiede di non punire l’uomo

Un momento d’ira incontrollabile, schiaffi e il telefono cellulare strappato di mano alla moglie per gelosia e poi, agli atti dell’intervento dei carabinieri la notte dello scorso Natale in un paese del Lodigiano, la frase che nessun pm vorrebbe sentire: «Ti faccio fare la fine di quella», con riferimento a Giulia Cecchettin il cui femminicidio veniva raccontato in quegli stessi minuti dalla tv accesa. Frase pronunciata dall’uomo tenendo un coltello in mano.

Così è cominciato il calvario giudiziario di una famiglia modello, 30 anni di matrimonio e 4 figli. A chiamare i carabinieri per primo, la notte di vigilia, era stato l’uomo, un 50enne italiano originario del Sudmilano, lamentando che la moglie lo aveva chiuso fuori di casa. Pochi minuti dopo era arrivata la telefonata di lei al 112, perché lui le aveva portato via lo smartphone. Ritrovato poco dopo dai militari in un giardinetto. Vista la frase riportata dalla donna - di fatto una minaccia di morte - la procura di Lodi aveva fatto scattare subito il “codice rosso”. Con il divieto di avvicinamento e un braccialetto elettronico doppio che fa scattare un allarme ai carabinieri quando l’uomo si avvicina a meno di 300 metri dalla donna da proteggere. Ma già qualche settimana dopo il braccialetto aveva cominciato a scattare. Sembravano falsi allarmi, la donna assicurava che andava tutto bene. Fino a quando i carabinieri a marzo avevano scoperto che marito e moglie andavano a incontrarsi in un motel. L’uomo era stato arrestato. «Io la amo», aveva gridato in aula alla presenza della consorte in lacrime. Che aveva rivelato che si erano visti anche altre volte, nonostante il divieto. Da allora l’uomo è a casa dei genitori, agli arresti domiciliari. Che risultano pure violati per un incontro in un parco pubblico. Ieri si è aperto il processo al marito, imputato davanti al tribunale collegiale di maltrattamenti in famiglia in presenza di figli minori, lesioni aggravate e rapina impropria (del telefonino), entrambe le ipotesi a loro volta aggravate perché i fatti risultano commessi ai danni del coniuge e in presenza di minorenni.

«Fino all’autunno scorso era una famiglia perfetta - ha testimoniato la suocera - poi lui ha iniziato a dover assumere farmaci per una dolorosissima patologia e sono cominciati gli scatti d’ira». Alla fine del’udienza, la moglie si è rivolta ai giudici: «Non voglio che mio marito venga punito». Verdetto entro l’estate.

© RIPRODUZIONE RISERVATA