FURTI NEL LODIGIANO Alibi e identificazione con dubbi: liberato dopo l’accusa di 27 colpi

Colpo di scena dopo i tre arresti di fine gennaio che hanno colpito un gruppo di stranieri ritenuto impegnato in colpi “acrobatici” nelle case

Uno dei tre stranieri arrestati venti giorni fa con l’accusa di aver messo a segno 27 furti o tentati furti in abitazioni del Lodigiano e del Milanese è stato scarcerato dal tribunale del riesame di Milano per “assenza di gravi indizi di colpevolezza”. L.A., unico albanese di una banda composta in tutto da quattro persone, con tre presunti complici di nazionalità romena, di cui uno ancora ricercato, era stato riconosciuto sulla base di una fotografia, ma senza certezza. Una condizione che sarebbe stata rappresentata dagli investigatori della squadra mobile della questura di Lodi, ma che, alla luce di diversi elementi, non ha impedito di coinvolgerlo comunque nell’ordinanza cautelare. «Il giorno in cui sono stati commessi alcuni furti, il mio assistito risulta fosse regolarmente al lavoro, come abbiamo dimostrato in udienza», spiega il difensore di fiducia avvocato Amedeo Rizza di Milano. Agli inquirenti risulta avesse avuto in passato problemi con la giustizia, ma la difesa sottolinea che si trova da decenni in Italia e che, appunto, ha un’occupazione.

L’uomo attualmente non è quindi più sottoposto a misure cautelari e potrà tornare a lavorare, ma rimane indagato.

La banda aveva la specializzazione di scalare tubi del gas o grondaie per poter colpire anche in appartamenti ai piani alti, e secondo quanto emerso dalle indagini ad agire erano solitamente in due o tre, alternandosi. Per arrivare a identificarli, la polizia era partita dalle poche tracce lasciate in occasione dei furti, nei quali come da copione le abitazioni venivano sistematicamente messe a soqquadro per trovare denaro e preziosi nel minore tempo possibile. In un paio di occasioni però impianti di videosorveglianza interni agli appartamenti avevano ripreso dei “primi piani” dei sospettati. Indizi preziosi che assieme alla ricostruzione dei movimenti della banda e a pazienti attività di pedinamento e controllo hanno permesso di attribuire al gruppo 27 episodi commessi tra l’autunno e il dicembre scorso. E proprio calandosi dalla facciata del condominio di San Giuliano in cui viveva era scappato il “quarto uomo” la mattina in cui erano state eseguite le ordinanze.

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