Giudice sbagliato: riparte da zero il processo all’ex comandante dei vigili urbani di Lodi
Interviene il presidente del Tribunale sul caso di Fabio Germanà Ballarino
Deve ricominciare da capo, dopo tre udienze e gli interrogatori dei primi testimoni, il processo per le ipotesi di “rivelazione di segreto d’ufficio” e “falso in atto pubblico” a carico dell’ex comandante della polizia locale del Comune di Lodi Fabio Germanà Ballarino che vede coimputata una donna di 39 anni: secondo l’accusa l’allora comandante l’avrebbe favorita in due concorsi per l’assunzione di agenti di polizia locale, a Cornegliano Laudense e per la Provincia di Lodi, facendole conoscere in anticipo le domande d’esame.
Il presidente del Tribunale di Lodi, nel corso di una verifica, si è infatti accorto che il processo era stato incardinato davanti a un solo giudice, quando invece qualsiasi edizione del codice penale indica chiaramente che la competenza per l’articolo 326 del codice penale è del tribunale collegiale, con tre giudici. Così è stata fissata una nuova prima udienza, il prossimo 7 novembre, sempre a Lodi ma davanti a un’altra sezione. Da quando il gup aveva disposto il rinvio a giudizio, all’inizio di dicembre dello scorso anno, sono passati 11 mesi. L’incidente di percorso del processo è più unico che raro, anche se la giustizia è fatta da uomini ed errare è umano. Il rischio era di portare avanti un dibattimento che in qualsiasi momento, a istanza della difesa, sarebbe stato dichiarato insanabilmente nullo.
Non si tratta fra l’altro della prima particolarità di questo procedimento penale: all’inizio del 2022, quando la Cassazione aveva pubblicato la propria sentenza che respingeva il ricorso di Ballarino contro la sospensione per 8 mesi dai pubblici uffici ottenuta dalla Procura di Lodi durante le indagini, il dispositivo era stato pubblicato sul portale della Suprema corte molto sbiadito, a differenza della totalità degli altri che risultano molto ben leggibili, con conseguenti difficoltà di indicizzazione della sentenza nel motore di ricerca pubblico.
Nel marzo scorso, Ballarino aveva chiesto al primo giudice di poter usufruire della messa alla prova, con un impegno di diverse decine di ore in lavori di pubblica utilità che avrebbe estinto il reato, ma il tribunale non aveva dato il consenso, e il processo si era poi aperto. La linea di difesa non è mai cambiata, fin da quando nel maggio del 2021 la guardia di finanza aveva perquisito il comando della polizia locale in via Cadamosto e l’abitazione di Ballarino alla ricerca di documenti e supporti informatici: «La candidata era molto preparata». Secondo chi aveva segnalato anomalie alla Procura, però, era troppo preparata e troppo veloce nei test. E frequentava il comandante, componente delle commissioni d’esame. A fronte delle risultanze investigative, il Gip di Lodi non aveva disposto gli arresti domiciliari che erano stati richiesti dai Pm, disponendo una misura meno grave. Che però aveva costretto l’ex comandante di Lodi a perdere il comando intercomunale che aveva appena ottenuto in Trentino.
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