Gli alluvionati bussano alla porta del prefetto. L’obiettivo è dare la “spinta finale” all’argine tra Lodi e Boffalora, al momento il Comune è infatti alle prese con l’ultimo esproprio ma a partire dalla prossima settimana l’area del cantiere dovrebbe essere picchettata. «L’ennesimo “intoppo”, ennesimo perché, come ben sanno tutti gli alluvionati, in questi anni di sofferenza amministrativo-burocratica di intoppi ce ne sono stati a iosa, sembra essere un mancato accordo tra la parte pubblica ed un privato proprietario dell’area (o di una parte dell’area) sull’esproprio - afferma Carlo Bajoni a nome del Comitato alluvionati riva sinistra -. Come commentano tanti alluvionati potrei dire: ma era necessario aspettare a questo punto per accorgersene? E poi permettetemi uno sfogo: a luglio scorso sul quotidiano «Il Cittadino» apparve un articolo dal titolo inequivocabile che indicava l’impianto del cantiere per l’inizio lavori…, una volta si diceva “l’ha dit la radio” (l’ha detto la radio) per indicare che la notizia era certa e verificata e ciò valeva pure per la carta stampata, oggi, evidentemente, non è più così perché l’impianto del cantiere non è mai avvenuto nonostante quanto asserito dal Comune di Lodi perché un taglio delle erbacce, peraltro già ricresciute rigogliose ad oggi, come avvenuto altre volte in passato, non si può considerare l’impianto di un cantiere».
Per Bajoni al Comitato alluvionati non resta che rivolgersi al prefetto Matteo Piantedosi: «Con la sua autorevolezza istituzionale, cerchi di dare l’ultima spinta ad una pratica annosa ma che due interi quartieri di Lodi densamente popolati come lo sono Revellino e Campo Marte ne attendono non solo la conclusione (della pratica… che sarebbe già gran cosa) ma attendono da anni la conclusione dei lavori per la loro messa in sicurezza - puntualizza Bajoni -. Purtroppo i lavori fatti in questi anni sul fiume, se pur lodevoli, non hanno riguardato il nocciolo del problema: l’acqua dell’alluvione del 2002 non arrivò dal ponte o dalla Ferrabini ma da un tratto di fiume in zona Caccialanza sul quale, negli ultimi tempi, si sono verificati pericolosi cedimenti».
Gli alluvionati che guardano il cielo e consultano il meteo non nascondono qualche preoccupazione: «Questo autunno siccitoso non promette nulla di buono e ci auguriamo (agricoltori permettendo) che la scarsità di precipitazioni persista sino al completamento dei lavori. Lavori che per essere terminati devono però prima essere iniziati - sottolinea Bajoni -. Un altro autunno con il mal di pancia per migliaia di persone tra le quali le colombe e i moderati hanno lasciato spazio solo ai falchi i quali non perdono occasione per ricordare a chi, come il sottoscritto, aveva calmato gli animi infondendo fiducia nelle istituzioni, che la moderazione non avrebbe portato ad alcun risultato. Certo - conclude Bajoni -, purtroppo, con il senno di poi, devo riconoscere che se avessimo dato retta ai falchi e fossimo finiti ai telegiornali l’argine sarebbe già ultimato da tempo e migliaia di lodigiani potrebbero dormire sonno tranquilli».
Gr. Bo.
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