IL COMMENTO - L’antipolitica che soffia sui nostri gonfaloni

L’editoriale del direttore del «Cittadino» Lorenzo Rinaldi

Nel 2011 alle elezioni amministrative di Codogno, seconda città per dimensioni della provincia di Lodi, i candidati sindaci erano sei. Alla tornata successiva, nel 2016, scesero a tre. Oggi, in vista del voto del 3-4 ottobre, i candidati sono soltanto due.

A Sant’Angelo Lodigiano, quarta città della provincia per numero di abitanti, nel 2007 si presentarono cinque candidati sindaci. Cinque anni dopo, nel 2012, i candidati erano ancora cinque. Nella tornata del 2016 (si è votato in anticipo rispetto alla scadenza naturale a causa del commissariamento) si contarono ben sei candidati. Oggi, nel 2021, i candidati sono soltanto due.

E se a Codogno, città con più di 15mila abitanti, ad ogni candidato sindaco corrispondono più liste, a Sant’Angelo (che è sotto la soglia dei 15mila) ogni candidato sindaco si porta dietro una sola lista: dunque due candidati e due liste, in tutto una manciata di persone disponibili all’impegno civico per una città di 13mila residenti. Sarebbe imprudente trarre conclusioni alla luce dell’evoluzione del quadro di due soli comuni, per quanto importanti. Tuttavia lo scenario elettorale del 2021 (nel quale votano anche piccoli centri) ripropone alcune dinamiche che abbiamo registrato nelle precedenti tornate: è sempre più difficile trovare candidati sindaci e persone disponibili a impegnarsi sul lungo periodo, alcune liste hanno una presenza giovanile rarefatta e le comunità più piccole sovente esprimono a fatica un solo candidato. Non solo, capita sempre più frequentemente che un sindaco dopo il primo mandato decida di gettare la spugna e di non ricandidarsi.

Dopo il voto del 3-4 ottobre sarà buona cosa provare a ragionare su quanto sta accadendo nella vita politico-amministrativa lodigiana (nel Sudmilano va un po’ meglio, ma anche qui i problemi non mancano), alla luce del fatto che ci attendono a breve altre tornate elettorali impegnative. A Lodi, ad esempio, si vota nel 2022.

Certamente la pandemia sta influenzando pesantemente la corsa al voto: ha costretto a posticipare le elezioni e ha ridotto o quantomeno imbrigliato gli spazi di confronto pubblico e i momenti di incontro tra elettori e candidati. Ma se il Covid, si spera, è un fattore esterno passeggero, altri elementi di criticità nella vita politico-amministrativa locale si registravano già prima del 2020. Due su tutti, la disaffezione di una parte dell’elettorato e il disimpegno dei possibili candidati.

Una parziale spiegazione potrebbe rintracciarsi nella crisi che sta colpendo in generale il mondo del volontariato: il ricambio generazionale è sempre più difficile, i nuovi modelli di lavoro rendono complesso far coincidere impegni diversi, le nuove tipologie contrattuali e l’accentuato pendolarismo rappresentano altri ostacoli rilevanti. Se consideriamo l’impegno civico una sorta di volontariato (nei piccoli comuni di fatto è così, in quelli medio-grandi lo stipendio di sindaci e assessori non ripaga degli sforzi e delle responsabilità anche penali che ognuno di essi si assume) possiamo dunque traslare la crisi dell’associazionismo al mondo della politica locale.

Alla base della disaffezione e della crescente difficoltà a trovare candidati c’è però anche un’altra ragione, forse meno evidente ma probabilmente più pericolosa: il vento dell’antipolitica che da anni soffia a livello nazionale sta calando pesantemente anche sui nostri paesi e sulle nostre città. L’idea che sono tutti uguali, che non valga la pena andare a votare, che tanto non cambia nulla sta mettendo radici, con il rischio che i danni, in termini di riduzione della vita democratica nei nostri centri, si tocchino con mano già nei prossimi anni. Se viene meno l’impegno civico, rischia di essere compromesso quel delicato sistema di pesi e contrappesi che mantiene vive le nostre comunità, che mette una sana pressione a chi amministra e che raccoglie e rende pubbliche le istanze della base, dei cittadini. Si è soliti dire che ci accorgiamo delle cose veramente preziose solo quando rischiamo di perderle, perché altrimenti le diamo per scontate: forse non siamo ancora giunti a questo punto, ma tutti insieme dobbiamo lavorare per evitare di arrivare sulla soglia.

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