
«Il gioco è una vera malattia»
Da nove anni è uscita dal tunnel frequentando gruppi di auto aiuto
e ha fondato una realtà simile a Vizzolo
Oggi ha 67 anni e da 9 ha smesso di giocare. Anna, ma il cognome è top secret, per uscire dall’inferno ha dovuto affidarsi ai gruppi di auto aiuto. Da sola non ce l’avrebbe mai fatta. Si era venduta tutto, oro e gioielli, e la bimba per lei era diventata solo un peso da affidare alle altre mamme. «Chiedevo ai genitori dei suoi compagni di andare a prenderla a scuola che poi io sarei passata da casa loro - racconta -, ma poi non lo facevo. Ero troppo presa dal gioco. Così la tenevano anche a dormire. L’azzardo è peggio della droga. È una malattia che si può fermare, ma non curare. Anch’io ho avuto una stupida ricaduta, ma l’ho ammesso e ho recuperato. Se abbandoni il gruppo perché pensi di essere forte è allora che ci ricaschi. Alcune persone si vergognano a ritornare, a dire di esserci finiti ancora dentro ed è allora che si rovinano del tutto. Il gruppo, invece, non punta il dito contro nessuno. La regola è di non tornare mai negli stessi luoghi che frequentavi prima, altrimenti è finita. Quando a qualcuno capita di passare dei momenti difficili e di essere tormentato dalla voglia di riprendere, allora si confida con noi. Andiamo a fare una passeggiata. Sfogarsi è un antidoto a ricadere».
Quando Anna ha incominciato aveva poco più di 20 anni. Ad attirarla nel tranello sono state le corse dei cavalli. «Venivo da un ambiente dove giocare era normale - racconta -. Tutti puntavano sui cavalli e io sono entrata nel vortice senza accorgermene. Il problema è che non ti accorgi che ad un certo punto diventa compulsività e la cosa più difficile è ammetterlo. Insomma ho incominciato da lì e poi giocavo a qualsiasi cosa, ai dadi, a poker e a tutti i giochi di carte. A distanza di anni ho iniziato a frequentare le sale bingo, il lotto e poi sono arrivate le slot. Quelle sono state la mia rovina definitiva. Ti mandano veramente il cervello in pappa. Credi sempre di vincere e quando perdi pensi di rifarti. In realtà perdi sempre. Quando vinci qualcosa non pensi mai a quanti soldi hai perso prima. È uno stillicidio. Adesso che è arrivato il gioco on line, per i giovani è un delirio. Si chiudono in camera e con la tesserina postepay incominciano a giocare. Bisognerebbe fare campagne più approfondite nelle scuole».
Anna ha fondato il gruppo dei giocatori anonimi, in via Verdi 16, a Vizzolo, negli spazi del centro socio culturale del Comune, ormai 4 anni fa (telefono 3464713139). Sono 40 le persone che lo frequentano. «Oggi anch’io ho ritrovato la serenità e recuperato i rapporti con i miei famigliari - dice -, ma continuo a frequentare il gruppo. Chi mi dice che se mollo non mi viene di nuovo la scimmia?». Il dipartimento dipendenza dell’Asl di Lodi, guidato da Claudio Filippi, è dal 1995 che si dà da fare per combattere la dipendenza da gioco. Nel dipartimento di Lodi è presente anche uno dei 5 formatori regionali del gruppo romano sul gioco patologico.Anche quest’anno l’Asl promuoverà lo spettacolo con Diego Pizzuto e Paolo Canova. Due matematici che dimostrano, numeri alla mano, come con l’azzardo non si vinca mai.
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