Braccio di ferro del Maffeo Vegio contro il provveditorato e la provincia. All’istituto, infatti, non è piaciuto il diktat che ha imposto alla scuola di respingere 40 nuovi iscritti alle classi prime su 209, accettando solo quelli lodigiani. A reagire con tre documenti differenti, ma tutti sulla stessa lunghezza d’onda, sono stati il collegio docenti, il consiglio d’istituto e i rappresentanti sindacali interni. «Ho preso atto di quanto ci è stato chiesto, anche se non lo condivido - commenta il preside Salvatore Pignanelli -. Siamo stati l’unica scuola superiore a dover rifiutare un numero così alto di studenti. Ci hanno chiesto di presentare un piano di rientro che ci impone di abbandonare le aule alla don Milani nel giro di 2 anni». Attualmente, le classi occupate in via Salvemini sono 5, ma già dalla prossima stagione scolastica quelle disponibili saranno soltanto 3. «Siamo l’unica scuola superiore che deve respingere così tanti alunni - precisa la referente del consiglio d’istituto Anna Elisa Griffini -, eppure non siamo l’unica che ha degli studenti in spazi comunali. Al preside è costato respingere studenti che arrivavano da località vicine come Melegnano, San Colombano e Dovera, distante solo 6 chilometri dalla nostra città, anche se in provincia di Cremona. Le statistiche attestano che il liceo linguistico è una scuola in aumento e noi non ci discostiamo da questo dato. È giusto soddisfare le richieste degli studenti. Si tratta di alunni che tutto l’anno hanno progettato di iscriversi in una certa scuola perché apprezzano il piano dell’offerta formativa, se ne parla bene, è proprio quella giusta per loro. All’improvviso, invece, hanno visto la loro richiesta respinta». Secondo il consiglio d’istituto questo pone anche problemi di accorpamento in futuro delle classi prime. I genitori hanno chiesto che non si scendesse sotto le 8 prime (adesso sono 10). «Speriamo - dice Griffini - che l’assessore provinciale Mariano Peviani ci ascolti e ci sostenga».
L’imposizione, secondo i docenti, non è nemmeno in linea con la norma che ha allargato alle superiori istruzione dell’obbligo. «Non accettare studenti - spiegano gli insegnanti nel documento - significa minare gli interessi degli alunni. La normativa non prevede un vincolo di rispetto della residenza. L’importanza di assicurare il diritto allo studio deve essere il primo punto di tutti coloro che lavorano per la scuola». Secondo le Rsu, rappresentate da Laura Coci, Peter Herrbeck e Norma Tonoli, con questo intervento si penalizza il Vegio che è una «scuola di successo». «Sono le istituzioni - dicono gli esponenti sindacali - che sono chiamate ad adeguare le strutture al numero degli studenti, non viceversa. Negli ultimi anni, invece, nulla è stato fatto per risolvere il problema degli spazi inadeguati della nostra scuola, sola tra le superiori a non disporre di una sede staccata». Forte preoccupazione è manifestata anche rispetto ai posti di lavoro che si ridurranno. «In prospettiva - scrivono le Rsu - l’istituto, nel prossimo anno, subirà una contrazione delle iscrizioni, che avrà come inevitabile conseguenza la riduzione di posti di lavoro, con ricadute sull’intero sistema scolastico territoriale. Non solo: 40 studenti in meno oggi (200 domani, con le loro famiglie) comporteranno la diminuzione del volume d’affari di esercizi e negozi del centro, ampiamente frequentati dai nostri ragazzi e ragazze». La scelta, «in tempi di crisi risulta quanto meno incomprensibile, se non improvvida».
Cristina Vercellone
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