
Il marito muore di Covid, la moglie deve restituire i 200mila euro dell’indennizzo
LODI Non è un infortunio, la donna è stata anche condannata al pagamento delle spese legali per 24mila euro
Lodi
La morte da Covid non può esser indennizzata come morte da infortunio, e dunque per la morte del marito dovrà restituire i 200mila euro ottenuti dalla compagnia assicurativa. Lo ha definito la Corte d’assise di Bologna ribaltando una sentenza di primo grado che due anni fa aveva dato ragione a una donna di Lodi. La vicenda prende il via dalla morte del marito, dipendente di una concessionaria d’auto a Parma. La famiglia, due figli minorenni all’epoca, viveva a Lodi. L’uomo, Dimitri, 51 anni, fu ricoverato all’ospedale di Lodi in quei primi drammatici giorni di pandemia, e morì il 27 marzo 2020. La compagnia assicurativa, con cui l’uomo aveva stipulato una polizza vita, non aveva liquidato il premio dal momento che la causa di malattia era esclusa. La moglie ha quindi intentato causa presso il tribunale di Parma, competente per la zona di sottoscrizione della polizza, e nel 2023 ha ottenuto un verdetto favorevole, anche per il lavoro della legale Francesca Barbuti e della consulenza del medico e docente Nicola Cucurachi. I requisiti dell’infortunio, spiegava allora il consulente, erano ben definiti dalla legge e dalla medicina: la causa deve essere accidentale, provocata da qualcosa di esterno, e deve essere violenta, intendendo come violenta qualcosa che produce danni in un tempo limitato. Tutte caratteristiche delle infezioni da Covid. L’assicurazione quindi le aveva liquidato 200mila euro, ma ora la Corte d’appello di Bologna ha ribaltato tutto, sostenendo che «se l’infezione virale, pur avendo un effetto violento, non è conseguenza di una causa violenta, allora non si può far rientrare l’infezione da virus Covid-19 nella nozione di infortunio, richiamata nella polizza assicurativa». La donna deve restituire i 200mila euro, ed è stata pure condannata al pagamento delle spese legali per 24mila euro. La sentenza dei giudici di secondo grado, del resto, è in scia a una recente sentenza di Cassazione che si esprime in termini simili, invitando a non considerare l’etichetta attribuita da Inail al Covid-19, perché le polizze assicurative non possono essere equiparate alla legge che regola gli infortuni sul lavoro. La donna, che avvierà contatti con la compagnia assicurativa per definire la restituzione, può comunque decidere di fare ricorso in Cassazione.n
Andrea Bagatta
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