
Il Papa continua la riabilitazione e scrive una lettera aperta contro la guerra
DOPO LA POLMONITE «La fragilità umana ci rende più lucidi rispetto a ciò che dura e ciò che passa»
Roma
La situazione del Papa, ricoverato da oltre trenta giorni al Policlinico Gemelli, è stazionaria con lievi miglioramenti grazie alla terapia respiratoria e motoria. Lo ha fatto sapere la Sala Stampa della Santa Sede ieri sera, 17 marzo, aggiornando sulle condizioni di salute di Francesco. Nelle informazioni fornite ai giornalisti la Sala Stampa spiega che il Papa utilizza meno l’ossigenazione ad alti flussi con le cannule nasali e in alcuni momenti può fare a meno dell’ossigenoterapia. Di notte usa la ventilazione meccanica non invasiva. Questo spiegherebbe il fatto che nella foto scattata e pubblicata domenica – la prima foto dal giorno del suo ricovero - Papa Francesco sia comparso senza ossigeno. Il gonfiore della mano dovuto alla minore mobilità è migliorato. La giornata del Pontefice è trascorsa in linea con quella di domenica: preghiera, riposo e un po’ di lavoro.
Ma ha anche inviato una lettera a un noto quotidiano per invitare tutti a riflettere sulla guerra: «In questo momento di malattia, la guerra appare ancora più assurda, la fragilità umana ha il potere di renderci ancora più lucidi di fronte a ciò che dura e a ciò che passa, Forse per questo tendiamo così spesso a negare i limiti e a sfuggire le persone fragili e ferite: hanno il potere di mettere in discussione la direzione che abbiamo scelto, come singoli e come comunità. Vorrei incoraggiare lei e tutti coloro che dedicano lavoro e intelligenza a informare, attraverso strumenti di comunicazione che ormai uniscono il nostro mondo in tempo reale: sentite tutta l’importanza delle parole. Non sono mai soltanto parole: sono fatti che costruiscono gli ambienti umani. Possono collegare o dividere, servire la verità o servirsene. Dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra. C’è un grande bisogno di riflessione, di pacatezza, di senso della complessità. Mentre la guerra non fa che devastare le comunità e l’ambiente, senza offrire soluzioni ai conflitti, la diplomazia e le organizzazioni internazionali hanno bisogno di nuova linfa e credibilità. Le religioni, inoltre, possono attingere alle spiritualità dei popoli per riaccendere il desiderio della fratellanza e della giustizia, la speranza della pace. Tutto questo chiede impegno, lavoro, silenzio, parole. Sentiamoci uniti in questo sforzo, che la Grazia celeste non cesserà di ispirare e accompagnare».
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