
Il Poligono rinasce dalle ceneri
A oltre un anno dall’incendio si lavora al recupero
Rinasce dalle ceneri lo storico Poligono di tiro di Lodi. Dopo il furioso incendio che aveva devastato l’edificio di viale Milano, un pezzo della struttura è ancora un cantiere. Il rogo era scoppiato nel maggio dell’anno scorso. Aveva ridotto lo stabile a un cumulo di macerie: le travi in legno si erano praticamente polverizzate, la furia delle fiamme aveva spazzato via interi locali. È stato quindi necessario uno sforzo straordinario per far partire i lavori di recupero, che sono arrivati a buon punto. Per terminare gli interventi mancano la posa delle coperture e l’installazione di attrezzature in un’intera zona, che verrà riservata ai colpi sparati dalle carabine a 50 metri.
La costruzione è di proprietà del demanio militare dello Stato. Viene gestita dalla sezione lodigiana dell’Associazione nazionale tiro a segno. «Abbiamo ottenuto 120mila euro dall’assicurazione dopo l’incendio - dice il presidente del sodalizio, Luigi Felloni - risorse che abbiamo in parte già speso per dare il via alla riqualificazione. Siamo riusciti a sistemare il locale adibito al tiro con la pistola dai 25 metri di distanza. Ci sono sei postazioni, divise da pannelli isolanti e fonoassorbenti. Le postazioni sono anche messe in sicurezza da travi in acciaio e da coperture in materiale ignifugo. È stato poi rifatto tutto l’impianto elettrico, che era stato danneggiato». Questa porzione del Poligono è già stata aperta agli utenti, in particolare gli agenti delle forze dell’ordine che in viale Milano svolgono le loro esercitazioni.
«Prima di far ripartire il servizio abbiamo avuto un’ispezione da parte di una commissione del gruppo nazionale tiro a segno - aggiunge Felloni - ci hanno imposto ulteriori prescrizioni per ragioni di sicurezza. Sono state poste delle telecamere alle “gabbie” di tiro, in modo che il personale possa controllare da vicino tutte le manovre che vengono compiute».
Le “gabbie di tiro” erano andate distrutte: sia le pedane dove poter prendere la mira che gli obiettivi su un campo lungo circa 30 metri. Tutto era rivestito di legno, per evitare effetti di rimbalzo dei proiettili, ed è bruciato in un attimo. Le temperature erano salite alle stelle e avevano lesionato anche le parti in muratura, tanto che è stato necessario rifare le costruzioni. «Per ora sono stati spesi circa 90mila euro - traccia un bilancio il presidente Felloni - dobbiamo ancora finire tutta la parte dedicata agli spari con le carabine da 50 metri. Anche qui era tutto pieno di travi in legno che sono andate in fumo. Al momento abbiamo posizionato dei basamenti per le colonne che verranno posizionate. Contiamo a breve di poter partire con i lavori raccogliendo altri fondi per il progetto complessivo di sistemazione di tutto lo stabile». Si tratta di un edificio che ha un valore storico di rilievo: la data della sua prima inaugurazione risale al 1914 e all’interno c’è anche un lapide legata alla Resistenza. In uno spiazzo è conservato un segno che ricorda l’eccidio dei partigiani avvenuto nell’agosto del 1944.
Nel 2010 c’era stato un importante intervento di riqualificazione. La palazzina del demanio era stata adeguata agli standard di sicurezza imposti dal ministero della Difesa. Erano stati rinforzati i muri perimetrali ed erano state costruite nuove pareti in mattoni riempiti di calcestruzzo. Il costo di 140mila euro era stato sostenuto da Provincia di Lodi e Fondazione Banca Popolare di Lodi. Lavori che sono stati spazzati via dalle fiamme. «Ora vorremmo che tutto tornasse alla normalità entro l’anno - conclude Felloni -. Sarebbe un bel traguardo, anche per festeggiare il 150esimo di fondazione della società di tiro lodigiana che era stata inaugurata da Giuseppe Garibaldi in città nel 1862. La cerimonia era avvenuta in zona Serravalle, dove probabilmente c’era il primo tiro a segno».
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