Il voto per il sindaco di Lodi: la sfida parallela di Lega e Pd - ASCOLTA IL PODCAST
A due mesi dal voto non mancano le incertezze
L’ufficializzazione della data del voto - il 12 giugno - apre formalmente una campagna elettorale che a Lodi nella sostanza è iniziata ormai da mesi. Ci attendono altri 70 giorni prima delle urne e sarà proprio in questo lasso di tempo che i due principali candidati - Sara Casanova e Andrea Furegato - cercheranno di consolidare le proprie posizioni e ampliare l’area del consenso. A loro il compito di illustrare all’elettorato quanto di buono intendono fare nei prossimi cinque anni, se eletti; a noi giornalisti la responsabilità di individuare alcuni elementi di incertezza.
Partiamo dal centrodestra. Se fino a pochi mesi fa l’area di maggioranza appariva tranquilla sull’esito del voto, oggi il quadro è in parte mutato. Sono emersi elementi di tensione dopo l’inattesa sconfitta alle elezioni provinciali e, sebbene i segretari di partito predichino unità (è il loro lavoro), basta parlare a microfoni spenti con qualsiasi esponente di maggioranza per capire che la sconfitta di Passerini nella corsa per palazzo San Cristoforo qualche strascico velenoso nei rapporti tra alleati lo ha lasciato.
C’è poi l’aspetto del consenso. I riflettori sono tutti sulla Lega, il principale partito della coalizione, quello che esprime il sindaco. In flessione a livello nazionale, sarà interessante capire come si comporterà alle amministrative di giugno: se il Carroccio a Lodi dovesse fare il pieno di consensi la conferma di Sara Casanova sarebbe alla portata; se al contrario l’andamento nazionale dovesse replicarsi a livello locale il quadro cambierebbe radicalmente. Nel centrodestra cittadino ci sono osservatori autorevoli che fissano l’asticella della Lega al 20 per cento: sotto quella quota potrebbero iniziare i problemi, anche perché questa volta sarà estremamente difficile per l’alleato Maggi replicare la lusinghiera performance di cinque anni fa.
Passiamo al centrosinistra. Andrea Furegato, forte anche della giovane età (per taluni un limite, che potrebbe tuttavia tradursi in una carta vincente) si presenta come un candidato nuovo, che punta ad unire. La coalizione è trainata dal Partito democratico, che in città ha una forte penetrazione ed è in grado di mobilitare energie non trascurabili. La vera sfida per Furegato sarà tuttavia quella di smarcarsi dal partito di Letta, di far capire chiaramente agli elettori che è in grado di gestire la coalizione andando oltre i Dem. Se così non fosse, una parte del potenziale elettorato, quello più moderato che si colloca al centro e dunque contendibile al sindaco uscente, potrebbe non seguirlo. Per il consigliere comunale del Pd non si tratta di rinnegare l’appartenenza ma di andare oltre, attirando più consensi possibile in un campo largo che guarda più al centro che a sinistra. Dovesse poi vincere, diventerebbe impegnativo gestire una coalizione ampia e variegata: ma eventualmente se ne parlerà dopo il 12 giugno (o il 26 in caso di ballottaggio).
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