In sella con i rider tra Lodi e Milano

I ciclo-fattorini che macinano chilometri sulle strade delle nostre città sul filo della precarietà e alle prese con paghe basse

Sono stati (e saranno) essenziali nei periodo di lockdown i rider, ciclo-fattorini che svolgono attività di “food delivery”, ovvero di consegna di cibo (ma non solo). Le domestiche costrizioni a cui siamo stati abituati nell’ultimo anno hanno contribuito a farli conoscere su larga scala grazie alle loro consegne, spesso “provvidenziali”.
Quella che è però emersa è la condizione di precarietà con la quale questi lavoratori si trovano a convivere. I rider svolgono infatti un’attività che, rispetto all’impegno fisico, al tempo speso e al rischio corso, definire come minimamente redditizia è dire poco; soprattutto per la mancanza di tutele che siano loro garantite.
«Tre euro a consegna – racconta Henry, 41 anni, che pedala sulle strade di Lodi -. Il giorno che ho guadagnato di più in assoluto, sono riuscito ad arrivare a 21 euro».
E c’è chi fa il pendolare: «Lavoro tutti i giorni dalle 9 alle 22 in giro per Milano - racconta Israel, 56 anni -. Le strade sono pericolose: sono già caduto un paio di volte, una volta mi ha tamponato un’automobile che mi ha tagliato la strada. Ma con questi soldini che metterò da parte vedrò esaudirsi il sogno di prendere la patente Cqc per condurre mezzi pesanti e dare una nuova prospettiva al mio avvenire».

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