La dittatura sanitaria e la libertà d’informazione
I volantini affissi contro la nostra sede venerdì sera e la risposta del direttore de «il Cittadino»
Nella serata di venerdì, mentre in redazion e eravamo al lavoro per chiudere il numero del sabato, sul portone della nostra sede sono stati affissi una serie di manifesti con l’elenco delle testate giornalistiche e televisive che percepirebbero soldi per la diffusione del terrorismo sanitario. Letteralmente l’elenco comprende “i canali della nuova dittatura sanitaria del Draghistan”. Non intendiamo dare enfasi all’accaduto e dunque gli dedichiamo giusto poche righe. Ad altri è andata peggio, alcuni giornalisti negli scorsi mesi sono stati aggrediti alle manifestazioni di piazza e pochi giorni fa la sede de «L’Eco di Bergamo» è stata imbrattata di vernice (azioni e avvertimenti usuali nel fascismo).
Nel nostro caso, al prode che approfittando delle tenebre ha compiuto l’eroico gesto davanti alla redazione, ricordiamo solo che per raccontare il Covid e le sue conseguenze ci siamo sempre affidati alla scienza e ai medici, cioè alle fonti più autorevoli che esistano. È ben strano poi che per denunciare la presunta dittatura sanitaria si scelga di mettere nel mirino i giornali e le televisioni, cioè la libertà di informazione.
La chiudiamo qui. Senza enfasi, come promesso, perché in fondo di poca cosa si tratta. Solo un’ultima annotazione: crediamo sia arrivato il momento di stemperare il clima di contrapposizione e di provare a ricucire la società, con pazienza (tanta) e buon senso. I vaccini hanno salvato vite e la scienza (medici e statistici) ci dice che in questo momento chi ha una dose booster finisce raramente in terapia intensiva. Ai numeri non si può mentire.
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