La Regione ha chiuso ancora l’emodinamica al Maggiore
Lodi, un decreto impone al 118 di trasportare i malati con infarto altrove
Emodinamica chiusa al 118. Come nella fase uno dell’ondata pandemica, l’emodinamica è stata chiusa alle emergenze in arrivo dal territorio. Resta aperta solo per le urgenze ospedaliere o per le urgenze di chi si presenta da solo in pronto soccorso.
Le persone con infarto che allertano da casa, come giustamente bisogna fare, il 118, vengono dirottate sugli altri ospedali, da Crema al Monzino. Una decisione questa, arrivata dalla Regione e che rappresenta, sicuramente, un disagio per i pazienti che, con un dolore toracico, vengono dirottati dalla provincia di Lodi in un presidio lontano da casa.
La chiusura dell’emodinamica, la volta precedente, aveva fatto intervenire, le forze politiche locali, a partire dal Partito democratico. Un decreto di Regione Lombardia ha identificato i centri Stemi per l’infarto, in periodo di pandemia.
Prima l’unità coronarica era in terapia intensiva. Adesso il paziente ha il suo letto in un’area sub intensiva verde che è quella della cardiologia al terzo piano. Nella prima fase, la situazione era tornata nella normalità proprio dopo il trasferimento dell’unità coronarica, dalla terapia intensiva alla cardiologia. Era stata riaperta, solo dopo l’autorizzazione dell’Ats la scorsa estate. Questo nuovo intoppo non ci voleva.
Nel Lodigiano, normalmente, gli infarti sono 200 all’anno (aumentati, secondo uno studio dei medici e degli infermieri del 118 di Lodi e Pavia, del 187 per cento durante l’emergenza coronavirus).
L’ospedale di Lodi è una delle 7 eccellenze in Italia per gli interventi d’elite alle coronarie. A dirlo, a dicembre, è stato il presidente della società italiana di cardiologia interventistica Gise al congresso nazionale di Napoli. n
Cri. Ver.
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