La scuola nel Lodigiano riapre tra l’incubo dei contagi e l’ipotesi Dad
Lunedì 10 gennaio risuonerà la campanella: anche i presidi lodigiani sottoscrivono l’appello al ministro dell’istruzione Bianchi
Scuole, l’incognita del virus sul rientro in classe del 10 gennaio. Tra studenti e professori in isolamento, insegnanti e personale sospeso perché senza vaccino, contagi in aumento e nuove e complicate regole da applicare a seconda dei casi, il ritorno tra i banchi non sarà facile. In questi giorni, quasi 2mila presidi, molti anche del Lodigiano, hanno inviato una lettera al ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi per chiedere la didattica a distanza per i primi 15 giorni.
«Al Gandini - spiega la preside Giusy Moroni che ha sottoscritto la lettera - abbiamo 3 docenti assenti per positività, almeno uno studente in Dad in 30 classi su 52. In base all’indagine fatta da Anp (Associazione nazionale presidi) in Lombardia, e non ancora conclusa, si prevedono circa 10 docenti assenti per scuola causa positività al Covid, sospensioni per mancata vaccinazione, altri motivi. È una stima che, se confermata, creerà non pochi problemi alla riapertura con graduatorie quasi esaurite e tempi tecnici per individuazione dei supplenti non velocissimi».
A sottoscrivere il documento anche la dirigente del Volta Luciana Tonarelli : «I ragazzi in isolamento saranno una quindicina, i docenti sono 2 e gli Ata 3».
Il timore è forte. Ha siglato la lettera indirizzata al ministro anche il preside del comprensivo Lodi V Demetrio Caccamo. «Attualmente abbiamo la segnalazione di 14 alunni in isolamento sui 5 plessi. I professori in meno per isolamento sono circa 10, oltre a 2 professori sospesi perché non vaccinati e uno esente. Lo scenario non è dei migliori, vengono meno la sicurezza e la vigilanza. Il ministro vuole garantire il rientro in classe, ma è impossibile attuarlo».
All’ Einaudi tra positivi e isolamenti, i professori a casa sono 5, più un Ata. «Gli alunni che hanno segnalato assenza al momento, invece, sono 5, ma molti non avvisano - dice la preside Laura Maiocchi -siamo preoccupati. Il rientro non è chiaro, Non abbiamo ancora capito come gestire la nuova norma, non sappiamo se Regione ha recepito le indicazioni del ministero. Attendiamo chiarimenti».
Al Maffeo Vegio, in quarantena ci sono un operatore Ata, 3 docenti e 16 ragazzi fino al 15 gennaio. «Al momento non abbiamo grossi problemi a partire. Alle superiori è meno complicato che nei comprensivi. Al Vegio siamo in continua allerta - dice la dirigente Laura Fiorini - perché continuano ad arrivare richieste di genitori per la Dad e la piattaforma è in ritardo».
Al Lodi 2 , la preside Carmela Riganò, al momento, ha 2 docenti in isolamento all’infanzia, 3 alla primaria e 2 alle medie. Tutte le scuole sono in difficoltà. All’infanzia, dove i bimbi non hanno la mascherina, i docenti non se la sentono di tornare con la Ffp2 se non hanno il tampone negativo».
Il preside del comprensivo Lodi IV Eugenio Merli non ha sottoscritto il documento, ma lo condivide.«Ho 15 docenti e qualche operatore in isolamento, avrò difficoltà a trovare i supplenti. Tenere aperta la scuola è difficile».
A Maleo , la preside Lorenza Badini, che ha firmato la lettera al ministro, si trova con 3 professori in isolamento e 3 con la 104. Tra un sospeso per il vaccino e uno ammalato, ho l’ufficio del personale azzerato. Come farò a nominare i supplenti? Per quanto riguarda gli alunni, la privacy mi impedisce di chiedere loro se hanno fatto o no il vaccino, come faccio, con le nuove regole a sapere quando attivare la dad?».
Il problema, commenta la preside di San Colombano Teresa Negri, «sarà, come sempre, trovare i supplenti».
Nessuna firma in calce alla lettera, da parte del preside del Bassi Fausto Bianchi e del comprensivo di Mulazzano Andrea Vergani. «Non ho sottoscritto il documento - dice Bianchi - perché noi abbiamo un’elevata percentuale di alunni vaccinati e siamo convinti che la scuola possa e debba continuare in presenza». «Anche io non ho sottoscritto nulla e sono convinto - dice Vergani - che i contagi abbiano luogo fuori scuola, occorrerebbe chiudere palestre e feste di compleanno».
Il comprensivo di Zelo diretto da Paolo Antonucci sta vagliando le richieste di didattica a distanza da parte delle famiglie degli alunni in isolamento. Siamo più o meno a 26 richieste sparse per i 6 plessi - dice -. Non ho sottoscritto il documento dei 2000 colleghi pur condividendone alcuni aspetti fondamentali. La maggior criticità che si riscontra riguarda il monitoraggio di circa 50 esiti di tamponi per ogni singolo caso in ogni singola classe (2 per ogni alunno più quelli dei docenti) per poi magari dover disporre l’isolamento di tutti».
«Non ho firmato il documento - aggiunge la preside dell’ IIS di Codogno Antonia Rizzi - , ma concordo sul fatto che la Dad, per un paio di settimane sarebbe stata utile, almeno per verificare la situazione».
«La situazione è davvero delicata - annota la dirigente dell’ istituto comprensivo di Codogno Cecilia Cugini -, ma cercheremo di ripartire tutti in presenza, se la situazione peggiorerà (tante defezioni tra i docenti, positivi o comunque guariti con green pass ancora disattivato) opteremo per un orario ridotto temporaneo, mettendoci d’accordo con i comuni per gli orari dello scuolabus; non ho idea di quanti alunni sono ancora in quarantena, alcuni ce lo hanno comunicato, altri no. Non ho sottoscritto il documento dei presidi, personalmente penso che prima di chiudere le scuole e mettere in crisi le famiglie, si debbano chiudere i cinema, i teatri, le sale da concerto, gli stadi, le palestre, i negozi non essenziali, i comprensori sciistici.....mi spiace, ma se posso la scuola la tengo aperta!».
«Da noi il convitto non apre subito - aggiunge il preside dell’ istituto agrario Tosi Agostino Risoli -. Contiamo di farlo mercoledì alla luce di dati oggettivi. Gli studenti positivi accertati nella scuola sono circa 10, ma in quarantena perché contatti diretti sono di più. Condivido, invece, il documento che è stato sottoscritto dai presidi».
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