La “sfida” per il cuore nell’epoca Covid: «La mortalità per infarto è triplicata»
Parla il nuovo responsabile Piero Mazzarotto: «Non dobbiamo più pagare gli stessi prezzi della prima ondata»
Stop ai morti per infarto che durante la pandemia, a livello nazionale, ma anche nel Lodigiano, si sono quasi triplicati. E hanno fatto segnare un arretramento nelle cure di 20 anni. Il nuovo responsabile dell’emodinamica di Lodi Piero Mazzarotto, è soddisfatto di quello che stanno facendo oggi, grazie anche all’impegno dell’Asst. L’emodinamica, nella prima ondata pandemica chiusa al 118, è stata riaperta.
«La mortalità per infarto, nella prima ondata - spiega il medico -, è passata da un valore del 4 per cento al 14 per cento. Questa mortalità è connessa al ritardo tra la comparsa dell’infarto e la terapia che si effettua in emodinamica, cioè la riapertura della coronaria che si è chiusa innescando questo evento drammatico. Questo tempo di intervallo è cruciale per uscire dalla condizione critica di pericolo e per salvare da un danno irreversibile il muscolo cardiaco. È una finestra temporale molto ristretta, che non può andare oltre le due ore». Uno studio pubblicato ha dimostrato che i tempi di intervallo si sono incrementati del 40 per cento circa e si è anche dimostrato che i ricoveri per infarto si sono ridotti del 60 per cento. «Io e l’equipe di emodinamica - spiega il direttore della struttura - abbiamo considerato come compito primario quello di contrastare questa pesantissima conseguenza del Covid su questa patologia, per cercare di non pagare gli stessi prezzi pagati tra febbraio, aprile e maggio 2020. Per contestualizzare lo scenario di base, basti dire che i posti letti Covid sono circa 200, nei presidi di Lodi, Codogno e Sant’Angelo; poco meno di 100, su un totale di 325 posti letto accreditati, cioè quasi un terzo, all’ospedale di Lodi. Questo numero parla da solo sulla contrazione drammatica delle possibilità di cura dei pazienti acuti non Covid. Sono stato chiamato a gestire insieme ai miei colleghi, medici e infermieri questo scenario, partendo da una direttiva della nostra dirigenza che ha voluto contestualmente rispondere a pieno alla richiesta di accoglienza di pazienti Covid nei nostri presidi che, per ovvi motivi, giungeva pressante dalla Regione. L’Asst ha voluto rendere compatibile questo, preservando un trattamento adeguato delle patologie acute tempo dipendenti (in primis l’infarto e l’ictus). Questa è stata la mission alla quale siamo stati chiamati non solo come emodinamica, ma come reparto di cardiologia di concerto con il 118, il Pronto soccorso, la rianimazione e i reparti Covid ad alta intensità di cure che avrebbero dovuto accogliere i pazienti Covid e, in associazione, quelli con l’infarto miocardico acuto». Il consuntivo ad oggi di questo impegno, «grazie alla sinergia assoluta e all’unità d’intenti di tutti questi reparti e delle figure professionali che li compongono», è positivo. «Siamo ad oggi riusciti a garantire e intendiamo garantire per il prossimo futuro, parallelamente all’accoglienza dei pazienti Covid che ne hanno bisogno, l’accoglienza dei pazienti con infarto. Grazie a questo preciso impegno della dirigenza del nostro ospedale e grazie alla risposta che ha avuto da tutti i reparti coinvolti in questa sfida, la nostra popolazione ha la garanzia di essere curata nella maniera migliore alla quale siamo abituati, nonostante l’enorme difficoltà che ancora oggi la pandemia ci procura. Questo è stato il primo grande impegno che ho dovuto affrontare in un’emodinamica che ha dei punti di forza conosciuti e consolidati, ma che sono anche ben cosciente, ha delle aree in cui è necessario uno sviluppo. Di questo parlerò quando non avremo progetti, ma dei fatti».n
Cristina Vercellone
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