LA STORIA Ferrari volontario per dieci giorni in Kenya con padre Kizito

«Il sogno che mi porterò a casa è quello che il Lodigiano regali a questi ragazzi un campo di calcio»

Per una decina di giorni le riunioni di partito possono attendere. O forse no, in tempi in cui tutto o quasi passa da WhatsApp. Fino al 18 dicembre però il quotidiano del segretario provinciale del Partito democratico Andrea Ferrari sarà a 9 mila chilometri da Lodi, nel cuore dell’Africa, in Kenya. Tra le storie difficili dei ragazzi di strada accolti dal missionario comboniano padre Kizito; per «sentire, vedere, toccare» con mano aspettative e speranze di bambini e adolescenti rimasti soli in un contesto complesso e ricco di contraddizioni. «Il sogno che mi porterò a casa è quello che il Lodigiano regali a questi ragazzi un campo di calcio», racconta dal Kenya Ferrari. Perché lì la passione per pallone, assist e cross è la miccia che accende il cuore di tanti ragazzi che non hanno nulla se non i sogni. «L’area già c’è, nel contesto del centro rurale fuori dalla capitale dove vivono bambini e adolescenti, va solo attrezzato e servono circa 10mila euro: il sogno è vedere il Lodigiano mobilitarsi per questi sorrisi spontanei e contagiosi, che spesso nascondono grandi dolori».

Quelli di ragazzi orfani, vissuti per anni in strada, affidati, ma senza mezzi economici di sostegno, alle comunità come quella di padre Renato Kizito Sesana, missionario comboniano (dal 1977 in Africa) e giornalista, che ha fondato diverse case di accoglienza per bambini e ragazzi ed è co-fondatore della onlus Amami. «I primi contatti con padre Kizito risalgono a diversi anni fa, con collaborazioni sia sulla marcia della pace sia con altri amici lodigiani, come Antonio Colombi di Mlfm – racconta Ferrari - : è una persona straordinaria, che trasmette infinita energia e ti permette di capire come si può vivere con poco, in semplicità. È il caso della Shalom House, una bellissima realtà in una delle tante baraccopoli di Nairobi, una comunità composita, fatta di realtà associative, officine, anche un ristorante italiano, dove ai fornelli ci sono solo ragazzi africani che fanno una pizza buonissima peraltro».

Una realtà che permette ai ragazzi di avere un posto sicuro, la possibilità di frequentare le scuole, di fare attività, ma ci sono servizi aperti a tutti, come il «dentista popolare».Un viaggio che ha come obiettivo «tessere relazioni con i comboniani» e avviare nuovi progetti, anche con l’idea di portare altri lodigiani a fare questa esperienza con i ragazzi. «Hanno storie spesso difficilissime, parlano tutti inglese, sono molto curiosi e in poco tempo si aprono e ti raccontano della loro vita e ovviamente del calcio – chiude Ferrari, anche presidente nazionale del coordinamento enti locali per la pace - : da qui mi sono collegato per intervenire alla marcia della Pace di domenica Perugia Assisi e sta nascendo l’idea di avviare una piccola marcia anche qui. La gioia dei ragazzi perché possono avere a disposizione tre pasti al giorno interroga e fa riflettere sul nostro modo di vivere spesso opulento. Un viaggio del genere ti aiuta a dare il giusto peso a ogni aspetto del quotidiano».

Non è il primo viaggio solidale per Ferrari, che aveva già raggiunto il passato il Kosovo e l’Afghanistan.

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