La Tasi getta nel caos i sindaci
La nuova imposta rischia di scatenare
lo stesso scompiglio dell’Imu, amministratori chiamati a scegliere
per i loro successori
Si scrive Tasi, si legge caos, almeno per molti Comuni. Tanto che il presidente dell’Associazione comuni lodigiani, Giancarlo Cordoni, esprime «preoccupazione massima» perché ancora una volta gli amministratori pubblici locali sono lasciati dal governo nella più completa incertezza. Quanto era successo con l’Imu (tutti ricordano le titubanze del governo Letta-Alfano) potrebbe ora ripetersi con il nuovo tributo chiamato a coprire le spese indivisibili dei municipi, come l’illuminazione pubblica, lo stato civile, la vigilanza urbana e i servizi cimiteriali. A rendere il quadro ancora più complesso è la prossima tornata elettorale, con una cinquantina di centri lodigiani che a fine maggio andranno al voto.
La Tasi prevede, così come strutturata oggi, un’aliquota base per la prima casa pari all’1 per mille sul valore catastale rivalutato. I comuni hanno però la facoltà di agire in una forbice compresa tra lo 0 e il 2,5 per mille: significa che i sindaci possono aumentare l’aliquota base oppure (ipotesi meno probabile) diminuirla, fino ad azzerarla. Per tutti gli altri immobili la somma delle aliquote Imu e Tasi non può superare il 10,6 per mille. Inoltre, sia nel caso di prima casa, sia nel caso di altri immobili, i comuni hanno la facoltà di incrementare le aliquote di un ulteriore 0,8 per mille, a patto di utilizzare il maggior ricavato per coprire detrazioni per determinate tipologie di contribuenti.
Le aliquote della Tasi dovranno essere definite dai Comuni nell’ambito dei bilanci di previsione 2014. Bilanci sui quali tuttavia al momento ci sono poche certezze. Il rischio è che decine di sindaci in scadenza (molti dei quali non più eleggibili) decidano sui tributi che dovranno applicare i loro successori. I quali, una volta eletti, si troveranno con le mani legate a causa delle scelte fatte da chi li ha preceduti. «Ufficialmente non abbiamo ancora ricevuto comunicazioni - spiega il presidente Acl e sindaco di Lodi Vecchio, Cordoni - il termine per l’approvazione dei bilanci di previsione è il 30 aprile, anche se si profila una proroga al 31 maggio. Considerato però che si vota il 25 maggio, si comprende bene come le amministrazioni comunali uscenti saranno obbligate a prendere decisioni per quelle entranti. Le decisioni sulla politica tributaria, insomma, rischiano di essere adottate da sindaci in scadenza, per di più negli ultimissimi giorni del loro mandato». Il decreto con le nuove regole Tasi approvato dalla Camera prevede inoltre un “acconto a due vie”: nei tanti Comuni in cui le aliquote non saranno decise entro fine maggio, le abitazioni principali pagheranno tutta l’imposta a dicembre, mentre seconde case, negozi e capannoni dovranno versare a giugno l’aliquota standard dell’1 per mille.
«Sul tema si sta facendo davvero molta confusione - osserva Cordoni - e l’effetto pratico, molto probabilmente, è che tantissimi cittadini si ritroveranno a pagare un’unica tranche a dicembre 2014. Quanto agli importi, si dovrebbero allineare a quelli dell’Imu del 2012».
Una prospettiva, quest’ultima, decisamente indigesta.
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