LA VIDEO-INTERVISTA La povertà è ereditaria? Qual è la situazione nel Lodigiano? Ne parliamo sul nostro sito con il direttore della Caritas di Lodi
Il rapporto “Pavimenti appiccicosi. La povertà intergenerazionale in Lombardia” fotografa la situazione nel nostro territorio
È stato presentato venerdì a Milano, nella sede di Caritas Ambrosiana, il rapporto “Pavimenti appiccicosi. La povertà intergenerazionale in Lombardia”, promosso e curato dalla Delegazione regionale Caritas. Il Rapporto è la prima declinazione regionale della ricerca nazionale, presentata un anno fa da Caritas Italiana, e si basa su evidenze raccolte dai Centri d’ascolto ed elaborate dagli Osservatori delle povertà e delle risorse delle 10 Caritas diocesane che fanno capo alla Delegazione, fra cui quella Lodigiana, presente nell’occasione con il suo direttore Carlo Bosatra, che è anche coordinatore del Tavolo regionale Osservatorio povertà e risorse, nel ruolo di relatore.
Ne parliamo in diretta con il direttore della Caritas di Lodi Carlo Bosatra:
Oltre a elaborare dati quantitativi, il documento in questione propone testimonianze e approfondimenti qualitativi. «Ci siamo accorti che anche nella regione più ricca d’Italia il problema della povertà come fatica che si tramanda, se non addirittura come destino, è un tema rilevante - ha esordito don Roberto Trussardi (direttore di Caritas Bergamo, delegato regionale Caritas) -. Alle Caritas di Lombardia spetta il compito di fare scelte e avviare progetti che diano risposte concrete al fenomeno. Il Rapporto sottolinea che per spezzare la catena della povertà intergenerazionale i soli aiuti materiali non paiono risolutivi, se non affiancati da accompagnamenti a lungo termine basati su relazioni di fiducia e dall’inserimento attivo delle persone in povertà nelle rispettive comunità. Ciò è fondamentale per superare la sfiducia nel futuro e la convinzione che un riscatto non sia possibile, che spesso attanagliano i poveri, orientandoli a uno stile di vita passivo, basato sull’assistenzialismo».
«Come spezzare la catena di trasmissione delle povertà? – si è chiesta Vera Pellegrino (sociologa, consulente di Caritas Italiana, curatrice della ricerca insieme a Meri Salati) –. Anzitutto potenziando le opportunità scolastiche, educative e formative, soprattutto in alcuni ambienti, come le periferie urbane. Poi, provando a incidere sull’offerta di lavoro dignitoso, perché la presenza di working poor è forte, e operando sulla fiducia, da parte delle persone in povertà, rispetto al fatto che un buon lavoro possa realmente cambiare la loro vita».
«Un monito fornito da questa ricerca è che la povertà interessa tutti, essendo penetrata in profondità nelle nostre comunità – ha osservato Davide Maggi (economista, Fondazione Cariplo) -. Il cambiamento d’epoca in cui ci troviamo impone di affrontare questo fenomeno, di estrema complessità, non in ottica riformativa, ma trasformativa. Creando logiche connettive tra tutti i soggetti (istituzionali, sociali, comunitari) che devono affrontarlo: bisogna lavorare in modo coordinato sulla capacitazione, soprattutto dei giovani, affinché provino ad andare oltre il condizionamento derivante dalla povertà della propria famiglia d’origine».
Lo speciale apparirà poi sul «Cittadino» in edicola mercoledì 25 ottobre.
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