«Gesù ci invita non alla vendetta, ma al perdono e a pregare per chi ci fa del male». Sono le parole che monsignor Angelo Pavesi ha rivolto ai familiari di Antonia D’Amico, la donna brutalmente uccisa la sera di sabato 16 maggio nella sua abitazione di corso Mazzini 76. I funerali si sono svolti sabato nella chiesa di San Gualtero di cui monsignor Pavesi è parroco: una funzione semplice, spoglia e tutta raccolta intorno al dolore dei parenti della vittima che hanno accolto tra le lacrime l’arrivo della salma dalla camera mortuaria di Pavia. L’anziana madre, le sorelle, i fratelli e i nipoti hanno abbracciato la bara commossi, come per trattenere ancora un momento la loro cara strappata prematuramente alla vita. Inconsolabili i figli trentenni, Luigi e Rocco. È stato proprio quest’ultimo, insospettito dal fatto che la madre non rispondeva al telefono, a cercarla a casa nel pomeriggio di domenica 17 e a trovarne il corpo ormai privo di vita. La donna lavorava a Milano, faceva le pulizie in un’azienda in via Gargano. Prima di morire aveva confidato al figlio Luigi di sentirsi minacciata, ma nessuno avrebbe potuto immaginare l’imminente tragedia. Il presunto assassino è Hassane Moussad Attia Mohamed, egiziano trentasettenne, arrestato a Fiumicino due giorni dopo il ritrovamento del cadavere. L’uomo frequentava Antonia da qualche tempo e a incastrarlo sono state le sue impronte rinvenute su un secchio usato per colpire ripetutamente la vittima.
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