L’aria è più pulita, le polveri ultrafini il nemico da battere
La Regione difende le misure prese, ma il livello di Pm 2,5 non si riduce
«Nel triennio 2018-20 la Lombardia ha conseguito una riduzione di Pm10 (polveri sottili) e Nox (ossidi di azoto), più in generale delle emissioni inquinanti in atmosfera». Lo afferma l’assessore regionale all’Ambiente e Clima, Raffaele Cattaneo, commentando i dati del monitoraggio a tre anni sullo stato di attuazione del Piano regionale interventi per la qualità dell’aria. In realtà mentre dal Pirellone si portano dati e grandi numeri a conferma dell’efficacia delle misure strutturali, c’è un dato che a Lodi appare fuori controllo, ed è quello delle polveri ultrafini Pm 2,5, che vede le centraline del nostro capoluogo al terzo posto peggiore in Lombardia, dopo Cremona e Milano.
Se per la città del Torrazzo il trend delle micropolveri è stato in aumento tra il 2018 e il 2020, persino con un aumento negli ultimi due anni e un consolidato superamento del valore limite europeo di una media annua di 25 microgrammi per metro cubo, anche per Lodi il 2020 è andato peggio del 2018 e il valore medio oscilla tra 23 e 24 microgrammi. A Milano, per un facile raffronto, nel 2018 il valore era tra 22 e 23, un po’ più basso che a Lodi, e nel 2020 è arrivato appena sotto 25.
La letteratura scientifica ritiene che il 60% delle polveri Pm 10 sia generato dagli impianti di riscaldamento ma anche che la quasi totalità delle polveri ultrafini siano di origine secondaria, cioè dalla reazione tra altri inquinanti . E una ricerca europea indica il Pm 2,5 come causa dell’aggravamento delle malattie cardiovascolari, un ottimo alleato per il Covid-19, quindi. Riguardo alle giornate di superamento dei 50 microgrammi di Pm 10, Lodi è passata dai 168 giorni del 2005 ai 67 del 2020, e anche Milano è scesa da 162 a 90 giornate annue di superamento.
Riguardo agli altri inquinanti, secondo Regione Lombardia nel 2020 si è registrata una riduzione degli ossidi di azoto pari a 4.364 tonnellate su un target previsto al 2025, per rientrare nei limiti posti dall’Unione Europea, di 6.356 tonnellate. Mentre per il Pm10 al 2020 le riduzioni registrate sono state pari a 3.315 tonnellate su un target al 2025 pari a 6.344 tonnellate.
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