Latte, produttori sulle barricate
Allevatori in rivolta
contro le industrie:
«Propongono prezzi
al di sotto dei costi
di produzione»
La “guerra del latte” - che interessa da vicino decine di allevatori lodigiani - arriva di fronte all’Antitrust. La Coldiretti Lombardia ha presentato un ricorso all’Autorità garante della concorrenza e del mercato per segnalare il comportamento di Italatte e Parmalat, le due società che gravitano nell’orbita francese del Gruppo Lactalis: l’accusa è quella di adottare un comportamento sleale dal punto di vista commerciale, «proponendo un prezzo per la campagna 2013-2014 palesemente al di sotto dei costi di produzione medi del latte destinato alla trasformazione».
L’esposto, a firma del presidente della Coldiretti Lombardia Ettore Prandini, sottolinea che «gli animali producono il latte quotidianamente, che non può essere stoccato, ma va ritirato giornalmente e destinato immediatamente alla lavorazione e trasformazione e di conseguenza gli allevatori non sono nella condizione di interrompere le consegne alle imprese di trasformazione e si trovano costretti ad accettare condizioni contrattuali unilateralmente determinate , in particolare i prezzi».
Parmalat e Italatte hanno inviato una comunicazione ai fornitori offrendo 40 centesimi al litro, contro un costo totale lordo medio per il latte alimentare (in zone di pianura) che ha ormai sfondato la soglia dei 55 centesimi al litro. Una differenza negativa confermata anche da una recente indagine, dalla quale risulta che le imprese di medie dimensioni (fra 100 e 300 capi di bestiame), le più numerose in Lombardia, hanno costi medi di oltre 49 centesimi al litro e quelle con più di 300 capi riescono a scendere poco sotto. Sul prezzo del latte si è sempre speso in prima persona anche il presidente della Coldiretti di Lodi, Milano, Monza e Brianza Carlo Franciosi, il quale ha già sottolineato che senza un cambiamento della politica attuata dall’industria di trasformazione molte stalle sono destinate a chiudere.
«È evidente come i 40 centesimi offerti da Parmalat e Italatte non siano proporzionati al valore del latte che ritirano dalle stalle – afferma ancora Prandini - si tratta di uno squilibrio sanzionato dalla legge che vieta pratiche che determino prezzi al di sotto del costo di produzione medio dei prodotti oggetto delle relazioni commerciali e delle cessioni da parte degli imprenditori agricoli. In pratica, Italatte e Parmalat stanno approfittando della loro posizione di forza nei confronti degli allevatori, visto che sono rispettivamente il primo e il quinto acquirente di latte italiano con circa 9 milioni di quintali totali all’anno di cui quasi 7 milioni ritirati proprio dalle stalle in Lombardia».
Greta Boni
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