L’avanzata del cemento nel Lodigiano

Il Rapporto 2020 dell’Ispra delinea un quadro impietoso nella nostra provincia e in Lombardia

Andrea Bagatta

Quasi 100 chilometri quadrati di cemento e asfalto in provincia di Lodi. Il rapporto 2020 sul consumo di suolo presentato nei giorni scorsi da Ispra Ambiente certifica come nel Lodigiano si continui a perdere superficie verde, agricola o meno, 15 ettari tra il 2018 e il 2019. A fronte di una media regionale del 12,05 per cento di suolo consumato (mentre la media nazionale è del 7,10 per cento), il Lodigiano con 9.492 ettari rientra alla perfezione nei canoni lombardi con il 12,11 per cento di suolo consumato sul totale di 783 chilometri quadrati della provincia. L’incremento dell’anno passato è stato dello 0,16 per cento, il quinto incremento tra le province lombarde. Il suolo urbanizzato per ogni abitante è di 412,3 metri quadrati, l’anno scorso ciascun residente lodigiano ha perso 0,65 metri quadrati ulteriori di verde. E il suolo non è una fonte rinnovabile.

I comuni lodigiani

Secondo i dati 2019, Lodi ha consumato in totale 948 ettari, pari al 22,88 per cento, valore assoluto e percentuale che la collocano comunque tra le città lombarde a minor consumo, meglio solo Sondrio e Lecco. Il dato però è molto negativo in rapporto alla popolazione residente, perché con i 206,6 metri quadrati per abitante, Lodi si colloca al terzo posto tra i capoluoghi lombardi meno virtuosi (hanno fatto peggio Mantova e Cremona). L’anno passato, rispetto a quello precedente, è stato registrato 1 ettaro ulteriore consumato. A livello provinciale, in termini assoluti, i primi 10 comuni per consumo di suolo sono Lodi (948 ettari), Codogno (486), Casale (443), Sant’Angelo (368), Somaglia (308), San Rocco al Porto (287), Lodi Vecchio (249), Borghetto (240), Tavazzano (240). Sopra i 200 ettari consumati ci sono anche Maleo (201) e San Martino (200). Al contrario, i comuni che hanno consumato meno suolo in assoluto sono quelli piccoli, Cornovecchio e Abbadia Cerreto, ciascuno con 34 ettari. La situazione però è molto diversa se si valuta il consumo di suolo 2019 rispetto al totale della superficie comunale. In questo caso al primo posto c’è Sordio (76 ettari pari al 26,8 per cento), poi Cornegliano (138 ettari, 24,2 per cento), Codogno (486 ettari, 23,2 per cento), Lodi (948 ettari, 22,9 per cento), Casalmaiocco (105 ettari, 22,3 per cento), Fombio (153 ettari, 20,7 per cento), Castiraga Vidardo (97 ettari, 19,2 per cento), Salerano sul Lambro (83 ettari, 18,9 per cento), Montanaso (178 ettari, 18,6 per cento).

Se invece si guarda all’incremento registrato tra il 2018 e il 2019 nella crescita di asfalto e cemento, al primo posto c’è San Rocco (2,57 ettari), poi Zelo (2.08 ettari), San Martino (1,60 ettari), Lodi (1,33 ettari), Brembio (1,28 ettari), quindi Lodi Vecchio (0,78 ettari), Ospedaletto (0,58 ettari), Castiglione (0,58 ettari), Tavazzano (0,55 ettari), Villanova (0,53 ettari).

20 anni di consumo del suolo

Dal 1999 al 2012 secondo i dati Legambiente, la provincia di Lodi è al terzo posto delle province lombarde per aumento del consumo del suolo con un incremento di +20,3 per cento di suolo antropizzato e la relativa regressione per -3,4 per cento di suolo agricolo: i valori sono percentuali, e dunque non si deve interpretare la regressione del suolo agricolo come più contenuta. L’incremento di suolo antropizzato in quegli anni è stato di oltre 1700 ettari. Sono stati gli anni del grande consumo in tutta Lombardia, con le aree urbanizzate passate dal 12,6 al 14,5 per cento secondo Legambiente Lombardia, +44mila ettari consumati con la scomparsa di 60mila ettari di superficie agricola in tutta la Regione. Dal 2012 al 2019 invece il consumo di suolo ha avuto una brusca frenata, ma in questi sette anni è proprio la provincia di Lodi ad avere la palma di territorio a maggior consumo, con oltre il 2,1 per cento di terreno verde perso, peggior territorio dell’intera regione. Secondo altri dati elaborati da Regione Lombardia sulla base degli strumenti urbanistici comunali, la provincia di Lodi e la collina di San Colombano al 2018 avevano consumato 9421 ettari, il 13,6 per cento dell’intero territorio, e proprio i piani di governo del territorio dei vari comuni consentivano a quella data un potenziale ulteriore incremento di cemento e asfalto per 1.214 ettari.

Le aree dismesse

Come si può notare i dati differiscono leggermente l’uno dall’altro, probabilmente per la base dati di partenza, ma alla fine sono tutti convergenti nell’individuare il territorio consumato in provincia di Lodi in poco meno di 100 chilometri quadrati (oltre i 9400 ettari), una percentuale tra il 12 e il 13 per cento della superficie complessiva provinciale. Secondo una ricerca della Provincia di Lodi di 8 anni fa, gli anni del grande consumo di suolo nel Lodigiano sono stati quelli tra il 1999 e il 2007, con l’incremento più rilevante dovuto a nuove zone industriali, commerciali ed infrastrutturali (più di 782 ettari su un consumo di 1330 ettari in quegli 8 anni). All’epoca, solo il 18 per cento di spazi già antropizzati era stato ri-usato, una percentuale bassa e che lasciava intravedere la potenzialità di una crescita territoriale a partire da aree dismesse. Il dato, dopo di allora, non risulta essere stato aggiornato in nessuna banca dati, ma le cronache di questi ultimi 13 anni non raccontano una realtà particolarmente diversa nel riutilizzo delle grandi aree dismesse lodigiane. È forse cambiato l’approccio politico alla questione dei grandi insediamenti, almeno come tentativo: caso emblematico è la grande area ex Gulf di Bertonico, che dopo la centrale di Sorgenia, ogni due anni compare tra i progetti di qualche nuovo grande piano di sviluppo. Mai concretizzato però finora.

All’orizzonte nuovo asfalto e cemento

Tra il 1999 e il 2007, il 20 per cento di tutto l’incremento di asfalto e cemento nel Lodigiano è stato costituito dall’attraversamento della Tav, l’Alta Velocità Ferroviaria. E proprio le infrastrutture rischiano di essere il motore di un nuovo consumo di suolo nei prossimi anni. In particolare, ci sono la tangenziale di Ospedaletto ormai in chiusura, e l’arrivo annunciato della tangenziale di Motta Vigana e soprattutto di quella di Casale, 10 chilometri di nuovo percorso. Se l’anno scorso l’incremento totale di suolo consumato in provincia di Lodi è stato di 15 ettari, la sola variante alla via Emilia di Casale comporterà 20 ettari consumati. E altrettanti potrebbero arrivare dall’ampliamento dell’autostrada A1 con la quarta corsia. A questi si devono sommare i nuovi insediamenti logistici che si stanno affacciando nel Lodigiano, a partire dall’Akno Business Park di Ospedaletto e Livraga, che andrà ad occupare 30 ettari di suolo ora verde. È vero che nell’ambito dell’accordo di programma sarà chiesta ai comuni la retrocessione a verde di altrettanto terreno ora previsto come edificabile negli strumenti urbanistici, ma si baratterà comunque la certezza di 300mila metri quadrati occupati per altrettanti che lo sarebbero solo ipoteticamente. E questo è solo il caso limite, perché a Borgo San Giovanni è già iniziata la costruzione della nuova logistica su terreno in precedenza verde, a Massalengo AF Ferrari va verso l’ampliamento e lo stesso accade a Casale per l’area Pro Logis. E numerose sono le altre manifestazioni d’interesse per nuove logistiche nel Lodigiano.

La provincia di Lodi sta lavorando al nuovo piano territoriale comprensoriale, e Regione Lombardia ha introdotto la legge sul consumo di suolo: strumenti che dovrebbero garantire la salvaguardia del territorio agricolo e verde. Eppure, la sensazione è che la corsa a cemento e asfalto non sia finita.

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