Lavoro illegale in condizioni disumane in un panificio nell’Alto Lodigiano: arrestato il proprietario

Gli addetti operavano senza sorveglianza sanitaria , sfruttati, con compensi sotto soglia, reiterate violazioni delle normative relative all’orario, ai riposi, alle norme in materia di sicurezza e igiene

Lavoratori in nero, due di questi anche clandestini, informazione e formazione inesistente così come qualsiasi dispositivo di sicurezza, senza contare le paghe e situazioni alloggiative degradanti. Sigilli al panificio semi industriale e legale rappresentate posto agli arresti domiciliari nell’Alto Lodigiano a seguito dell’attività condotta dai carabinieri del nucleo Ispettorato del lavoro di Lodi e della Compagnia sempre del capoluogo provinciale. Il quadro reso noto dai militari dell’Arma nella mattinata di oggi è emerso a seguito degli accertamenti posti sul territorio provinciale volti a screditare i fenomeni del lavoro nero e del caporalato.

Quanto riscontrato era per condizioni personali e lavorative al limite delle minime condizioni umane: due dei cinque lavoratori sprovvisti di contratto di lavoro erano anche praticamente degli sconosciuti essendo clandestini senza alcun permesso di soggiorno in regola, mentre per tutti non era attivo alcun tipo di sorveglianza sanitaria, informazione e formazione sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, operando in condizioni di sfruttamento viste le retribuzioni tutt’altro che in linea con quanto disposto dal Ccnl di categoria.

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A ciò si aggiungono anche orari di lavoro ben oltre i limiti, ferie, giorni e periodi di riposo e aspettative non rispettate, oltre alle manchevolezze nel campo della sicurezza e dell’igiene sul posto di lavoro che si aggiungeva all’obbligo di vita in alloggi degradati. Motivazioni tutte che hanno quindi portato all’arresto in flagranza di reato del rappresentante legale del panificio, che ha ricevuto anche ammende e sanzioni per oltre 30mila euro, con il collocamento agli arresti domiciliari convalidato anche dal Gip del Tribunale di Lodi per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro in base all’articolo 603 del Codice penale. Tra i lavoratori in nero inoltre ne è stato individuato uno quale percettore del reddito di inclusione e, per questo, oltre alla denuncia è stato segnalato all’Inps al fine di vedersi revocato il sussidio.

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