Le indagini partite da San Colombano

«Abbiamo constatato che questa rete di situazioni illegali si stava allargando, e abbiamo deciso di intervenire»: così il procuratore facente funzioni di Lodi Sara Mantovani, che è anche titolare dell’inchiesta per associazione a delinquere finalizzata alla frode aggravata, e al riciclaggio, spiega qual è il sistema che le indagini dei carabinieri del nucleo antisofisticazioni hanno portato a contestare a 12 persone, «molte delle quali, pur non originarie del territorio, gravitavano sul Lodigiano».

Riserbo sui ruoli dei destinatari dell’ordinanza del gip Alessandra Del Corvo, che per 9 prevede il carcere e per altri 3 gli arresti domiciliari: le indagini sono ancora in pieno svolgimento e non si escludono pericoli di fuga e anche di inquinamento delle prove.

Il contestato illecito nasce dal sistema comunitario di sostegno dei prezzi dei prodotti agricoli, in questo caso principalmente frutta e in minor parte verdura. Merce di buona qualità, così prevede la legge, viene acquistata dall’Agea direttamente dai coltivatori, pagandola con fondi dell’Unione europea, e portata in magazzini convenzionati dove alcune onlus autorizzate, e solo quelle, tra cui la “Sei per Secu” ora nel mirino, la ritirano allo scopo di assegnarla poi a loro volta a onlus più piccole che la cedono ai poveri, anche preparando pasti. Di tutto questo c’è una contabilità. Ma secondo la procura, a fronte di registri e ricevute all’apparenza perfetti, e riguardanti le cessioni gratuite, c’era una parte significativa di questa merce (valore stimato di 4 milioni di euro nei soli ultimi 6 mesi del 2015) che invece veniva venduta, attraverso grossisti compiacenti, a ignari piccoli commercianti. Che la pagavano con tanto di fatture - anche quelle - all’apparenza regolari. Se l’analisi dei documenti sequestrati confermerà questa ipotesi, è anche possibile che qualche piccola onlus risulti - ma solo sulla carta - aver ritirato più frutta e verdura di quanta in realtà ne ha presa.

Gli aiuti Agea sono tutti marchiati in quanto tali, e per poterli rivendere si ipotizza che venissero liberati dagli imballaggi originari perché ovviamente non destassero sospetti.

L’indagine sarebbe iniziata proprio da San Colombano, con un controllo del Nas sulla tracciabilità di alcuni ortaggi. Resta da capire quando la gigantesca truffa contestata sarebbe iniziata.

© RIPRODUZIONE RISERVATA