L’ex Consorzio tra degrado, vandali e scorribande notturne

Sostanzialmente ignorata la richiesta dei vigili del fuoco di precludere l’accesso all’area

Estintori ovunque. A decine, scaricati e buttati dove capitava. A saperli leggere, i luoghi raccontano molto delle persone che in quegli stessi luoghi sono passati e quegli estintori svuotati raccontano di un ex Consorzio agrario diventato una terra di nessuno dove bande di giovani possono entrare e - indisturbati e invisibili all’esterno - scorrazzare, bivaccare, divertirsi a disegnare sui muri e battagliare a colpi di estintori. Dove si può entrare ancora oggi senza problemi e accedere a tutte le strutture, dal magazzino al silos ai locali interrati dov’era stoccato l’olio d’oliva, nonostante la richiesta di murare tutti gli accessi presentata dai vigili del fuoco al Comune (all’epoca retto dal commissario Mariano Savastano) all’indomani dell’incendio del primo febbraio, causato probabilmente da un fuoco acceso da alcuni senzatetto che vi avevano trovato rifugio.

Il “buco nero” di Lodi

Oggi l’ex Consorzio agrario è una “cittadella”di 26mila metri quadrati lungo la ferrovia di proprietà dell’Agricola Sementi (società controllata dal Consorzio agrario di Milano, Lodi e Monza-Brianza) che è in concordato preventivo dal 2013 al tribunale di Milano per evitare il fallimento. Fino a quell’anno a Lodi lavoravano una trentina di persone tra officina, magazzino e negozio. Oggi è uno dei tanti luoghi abbandonati di cui è disseminato il Lodigiano dove si entra - va purtroppo sottolineato - senza problemi.

Si accede facilmente da via Anelli dove il basso muro di cinta si scavalca senza problemi anche in pieno giorno. Si entra facilmente anche da via Gandini, scavalcando la rete di recinzione dietro la cabina dell’Enel (comodo anche il buco nella rete a lato, nel caso) oppure superando il muro di cinta lungo l’area di “sgambamento” per i cani.

Quel che è peggio, però, è che nessuno degli edifici all’interno dell’area è stato messo in sicurezza, come chiesto dal comando dei vigili del fuoco, sbarrando gli ingressi. Sono tutti accessibili. Ci si entra senza problemi.

Una città nella città

I vari edifici portano tutti i segni della presenza di senzatetto, tossicodipendenti e bande di vandali. In un angolo di quello che era il negozio si vedono alcuni cartocci di alluminio, di quelli usati per confezionare dosi di droga, segno che qualcuno è venuto qui a “farsi”.

Gli uffici dell’officina (che porta i segni di un incendio partito da un quadro elettrico) e del magazzino sono stati devastati: i cassetti sono stati aperti, il contenuto rovesciato. Computer e stampanti sono stati lanciati ovunque, i vetri sono stati spaccati, fascicoli e documenti sono sparpagliati ovunque. Le manichette dell’impianto antincendio sono state sradicate, gli estintori scaricati e lasciati a terra. Nell’ex magazzino troneggiano scritte e disegni (tra cui quello, non privo di un certo simbolismo, di un enorme spinello) realizzati con una certa cura: in questo e in altri spazi si è invisibili dall’esterno e si può agire con la dovuta calma. In alcuni casi chi è passato in questi luoghi ha lasciato tracce surreali della propria presenza: in un locale sotterraneo un tempo utilizzato per lo stoccaggio nei serbatoi dell’olio d’oliva (su uno si legge ancora la scritta «sopraffino vergine») qualcuno ha foderato una sedia con fogli di giornale prima di sedervici sopra.

Troppi rischi in quel luogo

Scritte, graffiti, firme e disegni sono un po’ ovunque. Anche sui muri del silos per lo stoccaggio di cereali, un edificio alto cinque piani. I ragazzi che hanno li hanno realizzati sono arrivati a quelle altezze utilizzando (verosimilmente con il buio) scale esterne erose dalla ruggine e dal tempo, evidentemente sottovalutando i rischi che hanno corso.

Dieci anni fa, un sabato sera di aprile, un 15enne lodigiano entrato con un gruppo di amici nell’ex Linificio precipitò nel vano di un montacarichi. La gravissima caduta lo ha lasciato invalido a vita.

Perché tragedie del genere non si ripetano più occorre precludere una volta per tutte l’accesso a siti dismessi come l’ex Consorzio agrario, l’ex Polenghi Lombardo o l’ex Linificio. Occorre controllare questi luoghi e, pur con i tempi lunghissimi della burocrazia, riconvertirli e riqualificarli prima possibile. Ne guadagnerà il Lodigiano e ne guadagnerà la sicurezza di tutti.

Fabrizio Tummolillo

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