L’ex Marzani è un cantiere-terremoto

Danni nelle case e inquilini evacuati per i lavori in via Gaffurio

I muri si crepano, i pavimenti pure. E qualche inquilino finisce “sfollato”, precauzionalmente, tra residence e alberghi. È l’effetto-terremoto del maxi cantiere al vecchio cinema Marzani, in via Gaffurio, «uno dei lavori più importanti e di alta ingegneria di Lodi», come lo definisce il responsabile Massimo Locatelli, ma che in attesa dei nuovi appartamenti, dei negozi e dei parcheggi ha finito col pesare più del previsto sul vetusto centro storico. Sulle abitazioni, che «sono come i denti di un vecchio», come riflette un architetto, testimone-analista non a caso, visto che il suo studio al civico 40, proprio a fianco del cantiere, è dovuto rimanere chiuso qualche giorno per i lavori di rinforzo delle mura; e sulla vita di qualche condomino, affittuari e padroni di casa, con due famiglie invitate a trascorrere qualche giorno fuori da casa, ovviamente spesati dalla ditta che sta eseguendo i lavori, e altri sul piede di guerra per i danni sofferti dai loro appartamenti.

Danni, al netto del parere dei periti, più e meno gravi. Al civico 22, sul lato sinistro del cantiere dell’ex cinema, la libreria e il negozio di foto e stampe sembrano incolumi. Ma sopra, nelle abitazioni, la situazione è un po’ diversa. «Ci sono crepe in sala, in cucina e nel ripostiglio - mostra un inquilino -: qualcuna c’era già, ma con l’inizio dei lavori si è allargata. La ditta è venuta a fare le foto e a prendere le misure: vedremo». Nello stesso palazzo, altri proprietari stanno facendo le loro verifiche e le loro stime. Ma è dall’altro lato del cantiere che le ferite agli edifici sono più evidenti. «I problemi? Praticamente sono iniziati subito», chiosa un condomino indicando il muro puntellato e la soletta del pavimento. I responsabile del cantiere gli hanno pagato l’albergo, «per questioni di sicurezza», come a un’altra famiglia del civico 42.

I già citati architetti, l’ufficio a livello della strada, hanno potuto invece riaprire giusto martedì e mostrano a loro volta le crepe sui muri: «Che sia un lavoro importante e che qualcosa potesse accadere ci stava, ma non credo fosse prevista in questi termini: e adesso stanno cercando di rimediare». Danni infrastrutturali, insomma. Spesati anche questi, si presume, perché in ballo «ci sono sei o sette assicurazioni», garantisce l’ingegner Locatelli, che ridimensionando l’emergenza spiega come qualche disagio, in realtà, fosse stato messo in preventivo.

«Si sapeva che il cantiere era circondato da edifici vecchi e deteriorati, e che pur con tutte le precauzioni del caso un dissesto qua e la ci potesse essere - spiega l’ingegnere -. Già prima dei lavori, comunque, avevamo fatto un monitoraggio in tutte le abitazione, per documentare anche con foto la situazione com’era prima: e sapendo come fosse un lavoro da monitorare attentamente avevamo scritto a tutti spiegando loro la serietà di questi lavori. Gli evacuati? È stata una necessità dettata dai lavori che dovevamo fare dentro le abitazioni, ma dei due inquilini che abbiamo invitato ad alloggiare fuori solo una era per oggettivo bisogno: all’altra l’ho chiesto io per un eccesso di prudenza».

Entro domani, comunque, la situazione dovrebbe essere definitivamente risolta. E il futuro? «No, non accadrà più - chiosa Locatelli -. La demolizione era un passo importante, ha sicuramente perturbato il vicinato, ma teniamo tutto sotto controllo con le strumentazioni del caso. Ci vorrà ancora un anno e mezzo, ma ci saranno solo assestamenti».

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