«Licenziamento ingiusto dall’Ao»

Ci sono voluti sette anni, dopo il licenziamento “in tronco” firmato nel 2005 dall’allora direttore generale dell’Ao di Lodi Piergiorgio Spaggiari, ma alla fine anche la corte di cassazione ha dato ragione al radiologo Paolo Basso Ricci, sentenziando che la rimozione dall’incarico fu illegittima e rimandando la causa alla corte d’appello civile di Milano affinché venga stabilito il risarcimento dovuto.

Il dirigente radiologo di Chieve era dipendente a tempo indeterminato dell'ospedale di Lodi dal 1991. Assieme a un collega aveva fondato un sindacato locale, lo Smol, che era arrivato a raccogliere l’adesione del 95 per cento dei medici del l'ospedale Maggiore. E nel 2004, dopo una serie di lamentele riguardo all’obsolescenza dei macchinari, erano scattati anche una serie di scioperi in radiologia, promossi dalla sua sigla, motivati da situazioni di stress per un carico dei turni definito eccessivo. Lo Smol aveva anche ottenuto un’indennità per i medici impegnati nelle emergenze.

Ma nel 2005 la direzione dell’azienda ospedaliera lodigiana sostiene che Basso Ricci soffre di ansia e un giorno il radiologo viene sospeso dal servizio, un mese dopo riceve la lettera di licenziamento. «Il direttore generale non mi aveva nemmeno convocato nel suo ufficio prima di decidere», ricorda il radiologo, che, licenziato in tronco, aveva dovuto ricominciare da zero, prima all’ospedale di San Giovanni Bianco, tra i monti sopra Bergamo, e ora a Romano di Lombardia. Licenziato Basso Ricci e allontanato dall'ospedale il suo collega che era l'altra anima dello Smol, il sindacato dei medici ospedalieri era finito nell’oblio.

Basso Ricci però già in primo e in secondo grado, assistito dagli avvocati Emilio Maiocchi e Roberto Rota di Lodi, aveva ottenuto la condanna dell’Ao a risarcirgli 100mila euro.

Secondo la Suprema corte, ora, in questo caso non era dimostrata la “totale inidoneità alle mansioni” e l’amministrazione ospedaliera non ha provato che per il medico, sia pure sofferente di ansia, non esistessero altre mansioni all'interno della struttura ospedaliera. Si sarebbe trattato di un generico “disturbo di ansia”. «Io punto a tornare a lavorare all’ospedale di Lodi, città che mi è tutt’ora grata, e che nel 2008 mi ha anche premiato come medico sportivo», è ora l'auspicio del medico. Tra le questioni che la corte d’appello sarà chiamata a valutare infatti c’è anche quella della reintegrazione nel posto di lavoro, ai sensi dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.

Per motivare il licenziamento, l’Ao aveva affiancato un consulente esterno al proprio medico deputato a valutare simili questioni.

«È stata un’esperienza che non auguro a nessuno, mi sono ritrovato a ricominciare da zero dopo quindici anni di carriera, con una figlia di 4 anni. Tenevo al mio lavoro, io e i colleghi volevamo fare proposte costruttive. E invece mi hanno trattato così. Spero che oggi le cose siano cambiate».

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