Lodi, barista trovato senza vita:il suo corpo era nella cantina

La città bassa ieri mattina era sconvolta e in lutto. All’alba infatti è stato trovato il corpo senza vita di Marco Passerini, figlio del titolare del bar del Campanile, in via Borgo Adda vicino alla chiesa di San Rocco, conosciutissimo nel quartiere. L’uomo, di 43 anni, durante la notte si era tolto la vita nella cantina del bar, ma ieri nessuno riusciva ancora a spiegarsi il motivo di quel suo tragico e folle gesto. Lascia una moglie e un figlio di soli nove anni.

«L’ho visto lunedì sera, sono entrato nel bar per bere un caffè e mi è sembrato normalissimo, abbiamo fatto le solite battute e poi sono andato al lavoro - spiega uno dei soci del Bridge Pub, un locale che si trova quasi di fronte al bar -. Conoscevo Marco da trent’anni, sono sconvolto, non riesco a capire cosa sia successo, non ci credo ancora». Chi aveva visto qualcosa di “diverso” nel suo comportamento negli ultimi mesi è Gabriele Bizzoni, titolare del bar Bizzo di via Cavour. «Era più serio del solito - spiega -, ma non sembrava nulla di grave. Sono andato da lui lunedì a pranzo, domenica prossima saremmo dovuti andare al Belgiardino insieme dopo il catechismo dei nostri figli e ci siamo messi d’accordo».

Difficile dire cosa fosse all’origine di quella “tristezza”, alla quale di certo aveva contribuito la morte del cugino Mauro lo scorso novembre, stroncato a 52 anni da un infarto improvviso.

«Erano legatissimi - spiega don Gigi Gatti parroco di Turano -. Mauro, di San Martino in Strada, era stato volontario in Bosnia per costruire una casa per bambini, mentre ultimamente aiutava don Olivo Dragoni. La sua morte aveva sconvolto Marco, diceva “la vita per me è cambiata, non c’è più nulla che ha senso”». Sembra che di recente il 43enne abbia detto di voler essere sepolto accanto a lui, nel cimitero di San Martino, quando sarebbe giunta la sua ora.

Lunedì notte c’è stata la tragedia. La sera precedente Marco Passerini ha chiuso il locale intorno alle 20, come sempre, dopo gli ultimi aperitivi con gli amici a cui lui stesso a volte partecipava. Poi sembra che non sia tornato a casa (abitava in via Borgo Adda, anche se era originario di San Bernardo), e che si sia chiuso all’interno. I primi accertamenti hanno rilevato che forse si è tolto la vita intorno alla mezzanotte: questo significherebbe che per quasi quattro ore è rimasto nel bar, forse tormentato dai dubbi e in preda alla disperazione. Alla fine è sceso in cantina, ha preso una corda e si è impiccato a una trave. Nessuno riesce a spiegarsi i motivi di questo folle gesto. Qualcuno dall’esterno sembra che abbia notato le luci accese all’interno, ma nessuno è riuscito a contattare i familiari per verificare cosa stesse succedendo.

Alla mattina in genere era proprio Marco ad aprire il bar, intorno alle 6.30. Ma ieri non c’era. È arrivata la ragazza che sistema il locale e poi dà una mano dietro il bancone: ha chiamato il suo titolare, ma senza risposta. Poi ha visto le luci accese in cantina e si è spaventata, forse pensando alla presenza di un ladro, così ha chiesto aiuto a due persone che si trovavano davanti alle saracinesche in attesa del primo caffè della giornata. «Erano circa le 6.50 - spiega il 63enne muratore sceso in cantina per primo -, quando abbiamo aperto la porta ci siamo trovati il corpo davanti, a pochi metri, girato di spalle. Siamo subito saliti e abbiamo chiamato la polizia». Sul posto è intervenuta la questura con la Scientifica per i rilievi. Non sembra che l’uomo abbia lasciato biglietti di addio per spiegare il suo tragico gesto. Poi la salma è stata portata in camera mortuaria, a disposizione della magistratura che ha disposto l’autopsia per togliere anche gli ultimi dubbi su questo dramma.

«Era la persona più buona del mondo, non riesco ancora a crederci - dice l’altro titolare del Bridge -. Non voglio giudicare il suo gesto, penso che Marco vada ricordato solo per quello che era, un uomo buono, simpatico, sempre pronto a dare una mano».

In zona ricordano il grande amore che lo legava al figlio, di nove anni, da cui non poteva separarsi. «Avevano un rapporto speciale - aggiunge Ismaele Gianotti, parrucchiere di via Borgo Adda -, glielo avevo detto anche l’ultima volta che era venuto qui. Cado dalle nuvole al pensiero che abbia deciso di separarsi da lui».

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