Lodi, cartoline del terzo lockdown: si trova anche parcheggio in centro

Passeggiata nel primo lunedì della nuova zona rossa

Il sole e il silenzio, i tanti posti vuoti nelle strisce blu di piazza Mercato, lì dove a metà mattina, di un qualsiasi giorno della settimana, trovarne anche uno solo non è sempre impresa semplice. Gran parte delle vetrine sono spente, molte con le saracinesche alzate che lasciano intravedere gli interni, dove a popolare gli spazi sono solo i manichini. Vuoti i portici di piazza della Vittoria, lì dove c’erano i tavolini dei bar a portare colore e movimento, anche solo visivo. Nel quadrilatero - tra i sassi di fiume e i percorsi in granito - ci sono una decina di persone in tutto, che sembrano sparire nell’enormità dello spazio.

Si sveglia così il centro storico della città del Barbarossa nel primo giorno della rinnovata zona rossa. La stretta delle misure è scattata ieri mattina, dopo una settimana però di “arancione rafforzato”, partito con la firma dell’ordinanza regionale dello scorso giovedì da parte del Governatore Attilio Fontana, che aveva anche segnato la chiusura delle scuole, dalle materne alle superiori, mentre erano aperti gli asili nidi. Oggi invece sono chiusi anche quelli e per spostarsi serve l’autocertificazione.

Se nel fine settimana la città si era popolata - tante le famiglie ai Giardini Barbarossa o a passaggio in centro storico, come i gruppi di ragazzi che si sono ritrovati all’aperto, in piazza Castello come in piazzale Matteotti, in cerca di una distrazione -, ieri il centro storico, complice certamente anche il lunedì di lavoro, per molti in smartworking, si è svegliato nuovamente in un’atmosfera surreale. E di nuovo quasi ovattata, anche perché la vita di molti è finita di nuovo sottovuoto, costretti a chiudere le attività.

Pochi i negozi che possono continuare a ospitare i clienti all’interno degli spazi di vendita - gli alimentari in primis, ma anche quelli che vendono biancheria intima, abbigliamento e calzature per bambini, giusto per citarne alcuni -, nella lunga distesa di vetrine spente di corsa Roma, qualche porta aperta naturalmente c’è. E c’è anche chi, di passaggio magari per una commissione, si ferma a dare un occhio anche alla merce esposta nei negozi chiusi. Forse per abitudine, forse per distrarsi, forse per leggere come poter comunque comprare, magari ricorrendo ai contatti social e alle consegne a domicilio. Grazie ai cartelli che molti negozianti hanno già esposto in vetrina. Per continuare comunque, in qualche modo, a lavorare, nonostante il panorama sia di nuovo rosso.

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