Lodi, case Aler di via San Fereolo: «Costretta a vivere nella muffa con una figlia e il marito invalidi»

L’appello di una famiglia affinché si risolva al più presto il problema delle infiltrazioni

Bastano quattro gocce d’acqua per trasformare la casa di Sabrine in quella che sembra la stiva di una nave. Muffa, umidità e chiazze di infiltrazioni si annidano in ogni angolo del suo appartamento Aler alla scala C del civico 15 di via San Fereolo. «Ci siamo ridotti a dover aprire le finestre a dicembre, con zero gradi, pur di ventilare l’ambiente e non respirare l’aria resa malsana dalle spore delle muffe. Ho una bambina sordomuta ed un marito invalido, e le loro condizioni di salute non potranno che aggravarsi se questa situazione dovesse protrarsi anche per tutto l’inverno».

Sabrine Nefzaoui è una donna di origini tunisine di 34 anni, in Italia da 26, e che ha sempre vissuto fra Lodi e Castiglione. Quattro mesi fa, sfrattata con la famiglia dal suo vecchio appartamento, si rivolge all’Aler Lodi-Pavia per ottenere un nuovo alloggio: «Inizialmente eravamo stati indirizzati verso le palazzine di via Isola Caprera, ma all’ultimo ci offrirono questo appartamento sito al primo piano del complesso di via San Fereolo. Già da subito esso non sembrava essere in buone condizioni, tanto che mancava completante qualsiasi tipo di mobilio. Fatto presente la cosa ai tecnici Aler, mi sono sentita rispondere con noncuranza “o questo o niente”». Sabrine, con i suoi due giovani figli Iyed e Meryem, e con il marito Habib, ha dovuto per forza di cose accettare questa sistemazione.

«Ma ora i nodi stanno venendo al pettine -spiega-. Mia figlia Meryem fin dalla tenera età soffre di sordità e mutismo, mentre mio marito, due anni fa, a seguito di un incidente sul lavoro, è stato reso invalido. Per loro, più che per me e mio figlio, è difficile vivere in queste condizioni. I dottori ci hanno detto che muffa ed umidità non fanno bene alla loro salute».

Una battaglia, quella contro le infiltrazioni, che vede Sabrine impegnata notte e giorno per cercare di contenere l’acqua che letteralmente sgorga, nei giorni di pioggia come questi, dalle pareti e dal soffitto: «Una sera, tornata a casa, ho persino trovato tutto il bagno allagato di acqua putrida. È pericoloso poiché l’acqua potrebbe penetrare nelle prese della corrente elettrica e causare danni gravissimi». Interpellato sulla questione, il direttore generale di Aler Matteo Papagni si è reso disponibile a prendere in carico la questione: «Il caso della signora verrà preso in consegna. Cercheremo di fare chiarezza su questo aspetto, risolvendo le problematiche legate al suo appartamento».

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