LODI Caso mense, dopo la sentenza
un esposto alla Corte dei conti
Richiesto un accertamento sulle spese legali e i danni d’immagine
Caso mense, l’opposizione si rivolgerà alla Corte dei conti. Dopo la condanna anche in Appello del Broletto per la discriminazione degli extracomunitari nell’accesso alle tariffe agevolate per alcuni servizi scolastici, sarà inviata segnalazione alla Procura della Corte dei conti con l’ipotesi di danno erariale causato da lite incauta.
«È nostra intenzione presentare l’esposto con altre forze di opposizione presenti in città – dichiara il capogruppo del Partito democratico, Simone Piacentini – è un’azione doverosa perché è giusto che ci sia un’assunzione di responsabilità politica sui provvedimenti portati avanti».
La tesi elaborata nella relazione per la Corte dei conti è che nella sentenza di primo grado sul “caso mense” erano chiare e inequivocabili le motivazioni alla base del giudizio avverso per il Comune di Lodi, quindi l’impugnazione da parte dell’amministrazione Casanova in Appello viene ritenuta una mossa incauta, che avrebbe quindi esposto l’ente al rischio di una condanna ulteriore e al pagamento delle spese legali. Per questo viene chiesto ai magistrati contabili di accertare un danno per le casse comunali, riferibile ai costi del secondo grado, stimati in 14mila euro tra spese processuali e incarichi per gli avvocati, oltre ai danni di immagine per la città che si chiede siano quantificati.
Il cosiddetto “caso mense” era partito con la modifica del regolamento voluto dall’amministrazione Casanova nell’ottobre del 2017 per l’accesso alle prestazioni sociali agevolate, che aveva imposto ai cittadini non comunitari di portare una documentazione aggiuntiva per provare l’assenza di patrimoni o redditi nei paesi d’origine, altrimenti avrebbero pagato la tariffa massima per servizi quali mense scolastiche, trasporto scolastico e asili nido. Si era scatenata un’onda di proteste, con il nome di Lodi che aveva fatto il giro d’Italia per questa vicenda. Poi la questione era finita in un’aula di giustizia e a portare in tribunale il Broletto erano state due associazioni, Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione) e Naga (Associazione volontaria di assistenza sociosanitaria e per i diritti di cittadini stranieri, rom e sinti). Il Tribunale di Milano, nella sentenza di primo grado, aveva giudicato “discriminatorio” il regolamento e imposto la modifica. L’amministrazione Casanova aveva quindi sospeso il provvedimento, ma deciso di resistere in giudizio: il 29 dicembre scorso è arrivata la conferma della condanna in Appello e il Broletto ha annunciato di non voler ricorrere in Cassazione.
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