LODI - Condanne severe per la banda delle aggressioni ai pendolari

Diciassette tra furti e rapine commesse “in branco” sui treni, nelle stazioni e su minorenni nei parchi

Sono stati condannati, due per patteggiamento, altri quattro per rito abbreviato, a pene tra i due anni e mezzo e i sei anni di carcere i sei giovani arrestati il 26 febbraio dallo scorso anno con l’accusa di essersi resi responsabili, a vario titolo, di 17 tra furti e rapine. Molte avvenute sui treni e nelle stazioni ferroviarie tra Lodi e Milano, ma non solo, dato che è emerso anche il caso di un gruppo di tre ragazzini minorenni che erano stati picchiati e rapinati in un giardino pubblico, nei pressi della stazione di Lodi.

La pena più elevata per T.D.A., 22 anni, originario della Romania, che era stato arrestato il quasi flagranza di reato nel dicembre del 2020 con l’accusa di aver picchiato e rapinato un giovane pendolare di Monza in stazione a Lodi, e che poi era stato collegato dagli investigatori della squadra mobile della questura di Lodi e della compagnia di San Donato dei carabinieri a una serie di altri episodi. Non è stato individuato un vero e proprio capobanda, ma appare certo dalle indagini che tutti si conoscevano tra loro. Non sempre agivano “in branco”, anche se quando erano in gruppo apparivano più violenti, con modalità sproporzionata rispetto al magro bottino. Telefoni cellulari, le poche banconote trovate nei portafogli, qualche gioiello. Un “bottino” che quasi sempre finiva poi nelle tasche degli spacciatori. Perché, come ammesso da alcuni degli indagati durante gli interrogatori, «quando facevamo queste cose eravamo sempre “fatti” , o ubriachi».

Un modo forse anche per iniziare a prendere le distanza da quei comportamenti, anche se per la legge non è per nulla un’attenuante. Forse anche su consiglio dei difensori, in molti hanno reso ampie ammissioni riguardo alle accuse.

Uno dei rapinatori dei tre ragazzini nei giardini pubblici ha risarcito il minore che si è costituito parte civile, e ha patteggiato, un altro dei presunti responsabili per questo episodio è stato condannato in “abbreviato” e il Gup ha disposto a suo carico un risarcimento provvisoriamente esecutivo, anche se la famiglia della vittima non è molto ottimista sulla possibilità che l’ordine del giudice vada a buon fine. Alcuni degli imputati (tra i quali anche tre italiani, un cubano e un nigeriano, tutti dai 20 ai 25 anni all’epoca dei fatti, nella seconda metà del 2020) hanno alle spalle famiglie normali. E qualcuno di loro aveva anche un lavoro. Parte della banda sarebbe poi risultata sotto inchiesta anche per altri episodi simili, soprattutto nel Milanese, per i quali le effettive responsabilità devono essere ancora accertate. Ma il rischio è che per alcuni di questi giovani il conto della pena, già elevato, possa inasprirsi ulteriormente. Non si escludono ricorsi in appello.

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