
Lodi: detenuto per seicento giorni a Flossenburg, lo Stato riconosce 100mila euro agli eredi
LAGER Gli eredi di un soldato di Sant’Angelo deportato dopo l’8 Settembre 1943 vincono in primo grado un’ardua battaglia legale
Gli eredi di Antonio Sari, nato nel 1918 e mancato nel 1986,
hanno vinto in primo grado una battaglia legale contro la Repubblica federale di Germania, che però non si è costituita in giudizio, e la Presidenza del consiglio dei ministri italiana per ottenere un risarcimento per la riduzione in schiavitù che l’uomo, militare in Grecia nella seconda guerra mondiale, subì nel campo di concentramento tedesco di Flossemburg per 607 giorni. Il giorno dopo l’armistizio dell’8 settembre l’esercito tedesco gli chiese se voleva passare a combattere con loro. E come tanti rispose «no» e fu deportato, costretto a lavorare in una cava e nella produzione di armi in un campo dove, su 100mila ingressi, solo 30mila uscirono vivi. Sari così denutrito che quando l’8 maggio 1945 tornò a Lodi neppure la moglie lo riconobbe al primo colpo. Grazie a una delle norme del decreto legislativo 36 del 2022 l’Italia ha messo a disposizione un totale di quasi 50 milioni (attinti dal Pnrr) in un Fondo per il ristoro dei danni subiti dalle vittime di crimini di guerra e contro l’umanità commessi dalle forze del Terzo Reich. Ma per ottenere 100mila euro i familiari di Sari hanno dovuto rivolgersi a uno studio legale di Lodi che ha mobilitato più professionisti e combattere una strenua battaglia in tribunale che potrebbe non essere ancora finita. In forza di una convenzione del 1962 non sarà la Germania a pagare, ma l’Italia con fondi europei appositamente impegnati dal Governo. Ma è una strada conunque tutta in salita.
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