LODI Dopo 60 anni rinasce la Scuderia Castellotti

Consegnato l’attestato di licenza, il club potrà tornare a correre

Federico Gaudenzi

È ufficiale: il Club Eugenio Castellotti, dopo sessant’anni, torna ad essere “Scuderia” Castellotti: l’Ufficio Licenze dell’ACI, infatti, ha consegnato il 20 aprile l’attestato provvisorio di licenza sportiva, che consente alla scuderia di ritornare a correre. Per ora, la pista dovrà attendere, ma il terreno di gara saranno le sfide di regolarità su strada riservate alle auto storiche, che già coinvolgono una ventina di soci del club, anche se l’aspettativa del Castellotti è quella che la licenza sportiva possa convincere altri piloti a scendere in campo.

«Abbiamo deciso di richiedere la licenza sportiva ufficiale dell’ACI - spiega il presidente Alvaro Corrù - per ricordare Eugenio Castellotti sui campi di gara delle auto storiche e per riportare in vita, come merita, l’iniziativa di Pino Corsi di oltre 60 anni fa». La scuderia, infatti, nacque in Lodi nel 1958 per iniziativa di alcuni amici del campione lodigiano (tra cui Pino Corsi). Nel 1959, Enzo Ferrari concesse alla scuderia l’uso gratuito della nuova Dino 196/S, che vinse la prima gara a Monza con Giulio Cabianca. Il periodo migliore fu quello legato all’arrivo in scuderia, sempre a titolo gratuito, dei motori che nel 1955 avevano spinto le Ferrari Super Squalo nel Mondiale Formula 1 e che vennero montati su telai Cooper per realizzare la prima monoposto di F1 di una scuderia privata equipaggiata con motori Ferrari. Un sogno che si chiuse la stagione successiva, con la tragica morte del pilota Giulio Cabianca in una sessione di prove, che segnò la fine della Scuderia oggi rinata con lo stesso logo e la stessa passione.

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