Il professore Luigi Chini è morto. Sabato mattina il suo corpo senza vita è stato rinvenuto nelle acque del Po a Foce Taro, in territorio di Casalmaggiore. Vitaliano Daolio, gestore del nuovo Acquario del Po, stava navigando un centinaio di metri a valle della foce quando ha notato una sagoma scura in mezzo al fiume e ha subito avvicinato il natante. In barca con lui c’erano due poliziotti austriaci, i tre hanno guardato meglio e si sono resi conto che si trattava di un uomo. «Il Po era in piena e la corrente molto forte - ha raccontato Daolio -, i poliziotti che stavo accompagnando a pesca sapevano il da farsi e abbiamo cercato di portare il cadavere verso riva». Nel frattempo il pescatore ha informato i carabinieri e i vigili del fuoco di Cremona che sono arrivati sul posto. In una tasca della tuta che Chini aveva indosso c’erano ancora le chiavi della Ford Fiesta sulla quale il 26 aprile scorso si era allontanato da casa, e mettendo insieme quell’elemento alle segnalazioni delle persone recentemente scomparse non è stato difficile identificare il cadavere. La terribile notizia del ritrovamento è però arrivata a Camporinaldo di Miradolo Terme dove vive la famiglia di Chini solo nel pomeriggio, intorno alle 17. Un’ora più tardi sono stati il figlio Luca di 25 anni e la sorella Noemi a riconoscere il padre, la moglie Eleonora non se l’è sentita. Fino all’ultimo né lei né i figli avevano voluto credere all’ipotesi del gesto estremo, neppure quando erano stati posti di fronte al biglietto che il docente del Maffeo Vegio a Lodi aveva lasciato sulla vettura ritrovata quattro giorni dopo la scomparsa nel parcheggio di un pub-ristorante a Castel San Giovanni. Su quel foglietto di carta scritto a mano Chini aveva esternato il malessere che lo opprimeva impedendogli di andare avanti, si era preoccupato che qualcuno badasse ai familiari e aveva chiesto scusa. Per gli inquirenti era apparso subito chiaro l’intento del 57enne di farla finita, ma quell’evidenza non aveva trovato risonanza nei cuori della moglie Eleonora, dei due ragazzi. Perché il professore di storia dell’arte al Maffeo era uno innamorato della vita. Della famiglia prima di tutto e poi del lavoro. La sua passione e il suo tormento anche, per lo meno negli ultimi tempi. «Voleva arrivare sempre in tutto e ultimamente si sentiva stanco - ha detto ieri la moglie, distrutta dal dolore -. Ma stavamo già cercando di curare lo stress e si era preso apposta un periodo di malattia. Non abbiamo fatto in tempo ad aiutarlo». La voce si rompe in pianto, mentre ricorda: «Amava la sua famiglia e in casa eravamo sereni». Dal giorno della scomparsa del marito, le manifestazioni di stima nei confronti del professore e il senso di smarrimento, anche, per chi era abituato a vederlo in classe e con le sue pigne di libri e fogli sottobraccio su è giù per la scuola, sono state moltissime. Il preside dell’istituto Salvatore Pignanelli è stato vicino alla famiglia, e i suoi studenti si erano dati appuntamento a un «raduno della speranza» a Lodi per fare il tifo per lui. L’appuntamento è stato annullato.
La salma di Luigi Chini si trova adesso all’obitorio dell’ospedale di Cremona in attesa che venga eseguita l’autopsia. Soltanto poi verranno fissati i funerali a Sant’Angelo Lodigiano dove Luigi Chini era vissuto fino a prima del matrimonio.
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